«Del sangue di mia figlia, vittima di femminicidio, che ha lasciato una bambina piccola, non devono trarne beneficio altri». C’è rabbia e amarezza nelle parole di Dora Tropea, mamma di Catena Pagano, la 31enne di Letojanni da tutti conosciuta come Deborah, assassinata l’11 luglio scorso a Giarre in un delitto per il quale si trova in carcere il compagno con l’accusa di omicidio volontario. La donna, nei giorni scorsi, ha presentato una denuncia contro ignoti ai Carabinieri di Letojanni sostenendo che il giorno del funerale della figlia, celebrato in paese il 15 luglio, qualcuno abbia raccolto del denaro da consegnare poi alla famiglia: soldi che però non sono mai arrivati a destinazione. «Un’enorme e commossa folla ha dato l’addio a Deborah e ciascun partecipante ha pure contribuito economicamente - scrive la madre nella querela - e stante la moltitudine la raccolta in termini monetari è stata rilevantissima e il denaro veniva raccolto sia dentro che fuori la chiesa. Non sono a conoscenza a chi appartenessero i gruppi fuori della chiesa, incaricati a ricevere queste donazioni, ed in ogni caso non mi hanno consegnato alcun importo, ma ho ricevuto solo 1.700 euro dal parroco. Da quella data ad oggi tutto è stato celato, anche perché ero ignara di questi fondi raccolti per mia figlia Deborah». A spingere Dora Tropea a rivolgersi ai carabinieri sono state alcune circostanze apprese dal figlio, a cui un conoscente ha riferito che la raccolta di denaro effettuata il giorno delle esequie era stata molto ingente e non poteva limitarsi alla somma di 1.700 euro. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina