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Messina, più immobili... meno Tari

Si va verso la riforma della banca dati del tributo dei rifiuti: mancano all’appello migliaia di utenze

Famiglie, aziende e case fantasma. La spasmodica ricerca del miglior modo possibile per ridurre gli effetti dell’impennata dei costi della prossima Tari, ha fatto emergere una serie di anomalie del sistema di distribuzione del carico tributario sui messinesi. Da una serie di incroci con altre banche dati è saltato fuori che le bollette Tari non sarebbero arrivate a molte migliaia di utenze che, a prima vista, avrebbero tutti i requisiti per partecipare alla spesa che, quest’anno batterà ogni record superando i 64 milioni. E siccome questi costi sono incomprimibili la strategia di Palazzo Zanca per rendere il tributo meno opprimente, è quella di ampliare la platea anche a chi finora ha coperto le proprie tracce.
L’Ufficio Tributi finora ha fatto un lavoro certosino e continuo recuperando migliaia di evasori l’anno. Ora però l’amministrazione punta a cambiare la filosofia d’intervento per l’emersione dei contribuenti. «Partiremo dagli immobili per arrivare all’utente – dice l’assessore ai tributi Roberto Cicala che domani presenterà in Giunta una delibera con cui un po’ tutte le azioni di recupero dell’evasione saranno codificate e consegnate agli uffici –. Una serie di dati ci dicono che ci sono troppe edifici che non sono inseriti nella banca dati della Tari e che potenzialmente producono rifiuti. Chi li ha in uso? il proprietario, un affittuario? e perché non pagano la Tari? Sono da esentare? e allora vanno denunciati e fatti emergere. Ma se non sono esentati, allora devono pagare come tutti gli altri».
Il quadro offerto dall’approfondimento fatto dallo stesso Cicala è puntuale e anche, per certi versi, sconcertante. Nel nuovo catasto edilizio urbano, risultano 212mila immobili. 14.500 di questi non producono rifiuti e quindi sono 198mila circa quelli suscettibili a produrne e quindi soggetti alla Tari. E nella banca dati del tributo dei rifiuti quasi 65mila sono dichiarati con dati catastali, altri 60mila senza dati catastali ma di oltre 73mila, in quella banca dati non c’è traccia. «In termini proporzionali potremmo ipotizzare – dice Cicala – che altri 5000 non producano rifiuti, ma su oltre 68mila occorrerà verificare lo stato di tassazione».
Almeno un terzo degli immobili cittadini presenti al catasto, o non sono dichiarati in maniera corretta o non sono affatto dichiarati, cosa decisamente più probabile.

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