Hanno in comune gli occhi azzurri e la grande voglia di vivere i loro 12 anni. È una storia esemplare quella che viene dai banchi del Comprensivo Vittorini. Una studentessa ucraina, fuggita da Kiev dalle bombe russe, dove ha lasciato i genitori, viene aiutata a scuola quotidianamente da una coetanea per metà russa. Giulia, un nome di fantasia, vista l’età della piccola ucraina, arriva a Messina circa sette mesi fa grazie alle missioni umanitarie organizzate dalla chiesa ortodossa di padre Giovanni Amante che manda pullman carichi di aiuti alimentari e medicinali e riporta in Italia chi vuole fuggire dagli orrori della guerra. Attraverso il tribunale di Reggio Calabria, città che diventa prima tappa dei profughi, viene affidata ad una famiglia messinese. Il suo tutore per lo stato ucraino, resta proprio padre Amante. Non parla italiano. Parla russo e ucraino che stanno tra di loro linguisticamente, ci spiega sorridendo Giulia, come lo spagnolo all’italiano. Ad accoglierla è una ragazza che per metà è russa, la chiamiamo Alicia. È lei ad aiutare la coetanea senza pensarci due volte. Diventa interprete con i compagni, interprete con i professori. La aiuta ad andare avanti nei primi difficilissimi mesi in cui Giulia deve superare la nostalgia della sua terra, la lontananza dai suoi cari, la solitudine e la paura di quella guerra che sente ancora vicina. Le telefonate con i suoi cari sotto le bombe e le immagini che vengono dalle televisioni la preoccupano non poco. Ad unire le due giovani l'amore per la musica, linguaggio universale, insegnata tra i banchi dal professore Giuseppe Gravina. «Suonano entrambe - spiega il professore Gravina -, la tastiera, e si aiutano a vicenda. Per noi - aggiunge il docente - è stata una piacevole sorpresa. Alicia, la bambina russa era più chiusa prima che arrivasse Giulia. La presenza della nuova arrivata, gioco forza, l'ha fatta mettere maggiormente in mostra. È diventata più disinvolta. Siamo felici di poter dare questo messaggio a tutto il mondo». Soddisfatto padre Amante, tutore della bambina ucraina per lo stato in guerra: «Sono episodi come questo che ci invitano a guardare con speranza al futuro. Nella mia chiesa vengono già da tempo assieme famiglie russe e ucraine anche se con la guerra la presenza dei nuclei russi si è ridotta. Dai bambini però arrivano messaggi che superano ogni cosa». «Tra di noi - ci dicono quasi in coro le due studentesse -, non parliamo mai di guerra. Conta solo la nostra amicizia».