Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Messina, fiumi di droga in città: oggi gli interrogatori di undici arrestati

Si accende oggi il semaforo verde sugli interrogatori di garanzia degli indagati della maxi operazione antidroga firmata dalla Direzione distrettuale antimafia e dalla Squadra mobile, sfociata, venerdì scorso, in 15 arresti. Il confronto con la gip Claudia Misale, che ha firmato l’ordinanza su richiesta di applicazione di misure cautelari personali, vede “protagonisti”, innanzitutto, gli undici rinchiusi in carcere: Giovanni Cacopardo, 51 anni; i fratelli Antonino e Paolo Settimo, di 36 e 39 anni; Salvatore Culici, 43 anni; Alessandro Cucinotta, 55 anni; Antonino Familiari, 46 anni; Giovanni Nucera, 24 anni; Graziano e Giuseppe Castorino, zio e nipote, rispettivamente di 48 e 31 anni; Rosario Abate, 36 anni; Giovambattista Cuscinà, 43 anni. Poi toccherà ai destinatari degli arresti domiciliari, ossia Fabio Ariganello, 27 anni; Giovanni De Cicco Cuda, 41 anni; Filippo Irrera, 42 anni; Antonino Fichera, 21 anni. I professionisti messinesi impegnati nel collegio difensivo sono gli avvocati Salvatore Silvestro, Alessandro Trovato e Antonello Scordo. Il reato più grave, quello associativo, è contestato a cinque indagati, con ruoli ben definiti, secondo l’ufficio inquirente. Cacopardo e i Settimo sono individuati quali «capi e promotori», poiché «tengono i contatti coi fornitori, concordando gli acquisti d’ingenti quantitativi di stupefacente, stabiliscono le strategie da adottare per la successiva distribuzione dello stupefacente sul mercato della città di Messina e in provincia». Culici, dal canto suo, figura come «stabile distributore dello stupefacente nel mercato cittadino», nonché come «intermediario per gli acquisti effettuati da fornitori catanesi». A Cucinotta, invece, veste i panni del «pusher per l’organizzazione». Un capitolo dell’ordinanza è dedicato alla ricerca di nuovi canali di approvvigionamento e ai rapporti con i fornitori catanesi. Periodicamente, emerge la preoccupazione di rimanere a corto di “roba”, quindi i Settimo ipotizzano di “fare la spesa” nel territorio etneo «da quello con la barba».  

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