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Messina, Ranali è il volto simbolo dell’integrazione e dell’aiuto agli altri

Il sorriso dolce, la forza e la determinazione della giovane srilankese che oggi fa la mediatrice culturale all’Anolf Cisl

«La vita è quella che ognuno riesce a costruirsi». Ne è convinta Ranali Warnakulasuriya, che in oltre 30 anni di permanenza a Messina, è riuscita a costruirsi l’esistenza che voleva, fatta soprattutto di famiglia, di amore infinito per il marito e i suoi figli, impegno nel lavoro, aiuto per il prossimo. Ranali lavora come mediatrice culturale, è il volto gentile che ogni giorno incontrano i moltissimi stranieri che si rivolgono all’Anolf Cisl, l’associazione promossa dalla Cisl che si occupa di assistenza e servizi agli immigrati. Secondo lei l’integrazione deve essere un fatto naturale. Da poco è cittadina italiana, un traguardo che ha tagliato dopo tante lentezze burocratiche nonostante ne abbia diritto sia per residenza sia perché sposata con un italiano. La sua è una storia di integrazione ma anche di forza e determinazione, una storia positiva costruita grazie a tanto impegno e sacrifici da parte sua e della madre che non le ha mai fatto mancare niente. E’ una storia anche di incroci felici. Il primo è stato con un’insegnante di educazione fisica, presso cui lavorava la madre. Le ha permesso di studiare all’istituto Ignatianum fino a conseguire la maturità scientifica.
«Sono arrivata in Italia dallo Sri Lanka, a seguito di un ricongiungimento familiare, nel settembre del 1994 , avevo otto anni e non conoscevo neanche una parola d’italiano», ricorda Ranali. «Dopo neanche una settimana andavo già a scuola, ero l’unica straniera, gli altri bambini mi guardavano come se fossi una novità, capivo che non c’era modo di comunicare, parlavo inglese ma loro no. Addirittura ricordo che il primo giorno, poiché faceva caldo ho tolto le scarpe e le ho messe da parte, la maestra me le ha indicate, ho compreso che voleva che le rimettessi come ho fatto. Mi sono ritrovata in una realtà diversa ma pensandoci oggi è stata la cosa migliore che mi potesse capitare perché in tre mesi ho imparato l’italiano. All’inizio mi hanno messo in una prima elementare siccome imparavo in fretta, ho potuto saltare diverse classi e arrivare a quelle più vicine alla mia età. Per me quella scuola insieme alla famiglia dell’insegnante che mi ha seguiva quando mia madre lavorava, erano come una scatola di cristallo, non conoscevo il mondo fuori ma stavo bene lì dentro». Dopo il diploma si è iscritta all’Università a Scienze politiche: «Mia madre ha favorito questa scelta perché vedeva in me una possibilità di riscatto ed una carriera diversa dalla sua». Nel frattempo la vita di Ranali ha avuto un altro incrocio importante con Nimal che all’epoca era il responsabile dello sportello Anolf. «Ha chiesto a mia madre di farmi fare volontariato, ho subito accettato. Aiutavo in piccole incombenze e Nimal era contento perché c’era sempre tanta gente. All’inizio non conoscevo la Cisl, poi con il tempo sono iniziati piccoli progetti e da lì ho cominciato a conoscere le diverse realtà della Cisl e il sindacato». Oggi Ranali si occupa di mediazione culturale: «La difficoltà maggiore degli adulti è rappresentata dalla lingua, grazie alla tecnologia non guardano la tv italiana ma seguono i canali televisivi del loro Paese, questo è un limite perché più il tempo passa più è difficile acquisire dimestichezza con la lingua».
Il terzo incrocio del destino per Ranali è stato quello con suo marito: «Ho subito capito che era l’uomo giusto per me». Nel futuro non sa cosa c’è: «Non lo vedo, mi piacciono i bambini, ho una cultura “ignaziana” che dice che aiutare il prossimo ti fa star bene, credo in quello che faccio, sono in Anolf e mi sento cislina ma prima di tutto per me c’è la famiglia unita e poi quello che arriva si affronta».

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