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Messina, "porta della Sicilia" e "porta... della droga"

Messina “Porta della Sicilia” e “Porta... della droga”. Riferimento geografico ma anche punto di riferimento dello spaccio, dove la prima etichetta crea il terreno fertile per la seconda. Lo dimostra l’ennesima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e delle forze dell’ordine, stavolta impega la Squadra mobile a Sezione investigativa del servizio centrale operativo di Messina, che ha sgominato un gruppo dedito la narcotraffico. Quindici indagati complessivamente, undici dei quali spediti in carcere dalla gip Claudia Misale, altri quattro agli arresti domiciliari, coinvolti in un vasto giro di droga che abbracciava perlopiù Santa Lucia sopra Contesse e Camaro. Parla di «gravi indizi di colpevolezza» la giudice nel capitolo dell’ordinanza dedicato alle esigenze cautelari.

E di «pericolo concreto e attuale di reiterazione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede», oltre ad «allarmante professionalità» e «vorticosa ripetitività». E ancora: «Non solo non risulta allo stato lo scioglimento del gruppo, ma lo stesso – rileva la gip – ha dimostrato di poter continuare a operare anche dopo l’arresto di uno dei suoi componenti dotato di un ruolo nevralgico come Giovanni Cacopardo». Quest’ultimo è infatti uno dei cinque indagati a cui è contestato il reato associativo: con i fratelli Antonino e Paolo Settimo, Salvatore Culici e Alessandro Cucinotta, avfebbe fatto parte di una consorteria armata «finalizzata all’acquisto, al trasporto, alla distribuzione, alla cessione sul mercato di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, hashish e cocaina». La goccia che ha fatto traboccare il vaso di questa recente attività investigativa si ha – come ricostruito nell’ordinanza – con l’acquisizione di una annotazione della Guardia di finanza di Reggio Calabria risalente all’11 giugno 2021, redatta nell’ambito di un altro procedimento penale, nella quale si rimarcavano i rapporti tra Cacopardo e un reggino «per vicende riguardanti un presunto traffico di sostanze stupefacenti». A ciò si sono innestate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Bonanno, che hanno permesso agli inquirenti di mettere, volta per volta, le tessere nel puzzle, soprattutto con riferimento al modus operandi di Cacopardo. A questi, il 13 ottobre 2021, viene inserito un captatore informatico sul telefono, grazie al quale si scopre che le attività vedono protagonisti anche i fratelli Settimom che i canali di rifornimento sono calabresi e catanesi e la sede operativa coincide con la casa di Antonino Settimo, localizzata a Santa Lucia sopra Contesse.

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