La coperta della sanità regionale è troppo corta. E per far quadrare i conti bisogna tirarla da una parte o dall’altra, l’equilibrio dei numeri o i livelli d’assistenza. Il documento lasciato in eredità dall’ex dirigente generale dell’assessorato regionale alla Salute, Mario La Rocca, a metà febbraio, è dirompente, da questo punto di vista. Ed era stato anticipato, un mese fa, da una serie di lettere inviate alle varie aziende sanitarie dell’Isola, che hanno dovuto far buon viso a cattivo gioco. Il rischio, però, è che i tagli non si fermino qui. Un rischio emerso anche durante la seduta di ieri della commissione Salute dell’Ars, alla quale ha preso parte l’assessora regionale Giovanna Volo. «Le colpe e le inadempienze del governo regionale non devono ricadere sull'assistenza ai cittadini – dice il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca –. Oggi abbiamo infatti appreso della necessità che l'assessore alla Salute negozi con le Asp e le aziende ospedaliere siciliane tagli pari a 120 milioni di euro. Il rischio che ciò si traduca in nuovi tagli ai servizi e all'assistenza ai cittadini, già fortemente deficitari in Sicilia, però è tanto intollerabile quanto possibile». Durante la seduta è stata anche finalmente prodotto il documento in cui La Rocca, prima di lasciare il proprio incarico, descriveva la condizione finanziaria del sistema sanitario regionale. Secondo De Luca «è inverosimile che proprio l'ingegnere La Rocca non sia stato convocato alla seduta. Ed è assurdo aver appreso che il buco prodotto durante gli anni della pandemia, anche a causa di una conduzione scellerata dei conti della Sanità, venga parzialmente ripianato per un mero colpo di fortuna, ossia grazie al rimborso delle somme destinate in precedenza al pagamento dei mutui, rimborso imposto dalla Corte di Conti con la bocciatura del rendiconto 2020». I contenuti del documento di La Rocca sono emblematici su come siano messi i conti del servizio sanitario regionale. «Un disavanzo di 248 milioni – ha scritto l’ex dirigente – a causa dei costi straordinari Covid, che ammontano per il 2022 a 439 milioni di euro». Disavanzo coperto, appunto, con le quote dei mutui. «Si è avuto ben chiaro – ha aggiunto La Rocca – il pericolo che il trascinamento dei costi Covid sul bilancio 2023 possa determinare un aumento strutturale dei costi del sistema che, se non adeguatamente governato, porti in disequilibrio il bilancio stesso». E per evitare questo rischio «si è provveduto a “progettare” il bilancio del consolidato 2023 impartendo per tempo le opportune indicazioni a ciascuna azienda». Quelle indicazioni sono partite il 1. febbraio e le varie aziende hanno dovuto tenerne conto nel predisporre i propri bilanci. Il Policlinico di Messina, ad esempio, come si legge nella relazione al bilancio del commissario straordinario Giampiero Bonaccorsi, ha dovuto rivedere alcuni aspetti, specie sulle spese del personale. Lamentando che nelle direttive di Palermo «non si rinviene alcun riferimento al protocollo d’intesa tra la Regione e l’Università di Messina» legata sia ai valori dei Drg che all’attività di formazione e ricerca, caratteristica specifica del Policlinico universitario. Il punto è che a dispetto di un fabbisogno del personale quantificato in quasi 102 milioni di euro, quel conto «è stato notevolmente ridimensionato – spiega Bonaccorsi – ai fini del rispetto del tetto di spesa assegnato a questa azienda, pari a 86,7 milioni, per l’innalzamento del quale sono state avviate interlocuzioni con il competente assessorato alla Salute». Un ridimensionamento che avrà una diretta conseguenza: «L’impatto in termini sia assistenziali che sociali della riduzione di almeno 70 unità di personale, correlata alla circostanza che, a seguito della conclusione della pandemia, il costo del personale assunto per fronteggiare l’emergenza Covid non è più scomputabile dal tetto di spesa». Il commissario del Policlinico specifica ancora che «buona parte del personale sanitario assunto per l’emergenza Covid è in possesso dei requisiti per la stabilizzazione e la dotazione organica ha posti vacanti tali da garantirne le assunzioni, a fronte di un tetto di spesa che non ne permette il reclutamento a tempo indeterminato». Insomma il personale coi requisiti c’è, i posti vacanti ci sono, ma «la copertura dei posti vacanti, necessaria per garantire l’attuazione delle Rete ospedaliera ed i Livelli essenziali di assistenza, non può trovare attuazione perché supererebbe l’attuale tetto di spesa». Un «limite invalicabile» che, dice Bonaccorsi, «non consente di poter accogliere le nuove richieste di equiparazione dei docenti e ricercatori, contravvenendo a quanto previsto dal protocollo d’intesa» tra Regione e Università. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina