Aumenta la tensione per il caso “Cutroni Zodda”. L’ospedale di Barcellona è lo specchio di quello di Milazzo: entrambi i nosocomi, infatti, subiscono le inefficienze della gestione della sanità pubblica, sia periferica che regionale. A fronte di una situazione disastrosa del Pronto soccorso di Milazzo, anche dal punto di vista organizzativo, e di questo da più parti si chiede l’accertamento delle responsabilità, all’ospedale di Barcellona si mantiene in agonia un pronto soccorso diurno, dalle 8 alle 20, per soli pazienti Covid a bassa intensità di cure che resta chiuso ogni notte, sostanzialmente inutile, con sperpero di risorse umane, medici, infermieri e ausiliari, per accogliere come mero banco di accettazione qualche sporadico paziente non grave contagiato dal virus. L’ex responsabile del Pronto soccorso di Barcellona, Paolo Calabrò, sostiene che «un aumento di personale risolverebbe solo in parte le problematiche, in quanto l’ospedale di Milazzo non dispone di strutture, servizi, organico e numero di attrezzature idonei a garantire il meccanismo “ad imbuto” delle percentuali di afflusso e deflusso». Aggiungendo che «i vertici dell’Asp sono riusciti, cosa non facile, a chiudere di fatto l’ospedale e mettere in ginocchio quello di Milazzo. Ed ancora nessuno sollecita la loro sostituzione per avviare un percorso parallelo per i due nosocomi che rischiano, con effetti diversi, il collasso». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina