Messina

Domenica 28 Aprile 2024

Ponte sullo Stretto di Messina, ecco le stime sulla manodopera

Il primo mese? Venti operai, 5 carpentieri, 5 ferraioli, 8 operai di macchina. In totale, 38 unità di personale. Tutto qui? Vi chiederete... Le cifre mirabolanti dei livelli occupazionali durante la costruzione del Ponte sono queste? Era solo il primo dei 72 mesi previsti nel Piano del fabbisogno di personale che era stato predisposto dalle imprese del Consorzio Eurolink, oggi del Gruppo Webuild. Poi i numeri crescono in maniera esponenziale. Sessantotto lavoratori impegnati nel secondo mese, 118 nel terzo, 118 nel quarto, 153 nel quinto, 173 nel sesto, 543 nel settimo, 729 nell’ottavo, 797 nel nono, 934 nel decimo, 1014 nell’undicesimo, 1051 nel dodicesimo. E la media si mantiene costante nei mesi a seguire, oscillando tra i 1600 e i 1876 tra operai, carpentieri, ferraioli, operatori di macchina, minatori, operatori Tbm, fabbri, saldatori e autisti. Una cifra stabile, che decresce soltanto negli ultimi mesi, quando si presume che l’opera stia per essere completata. È stato calcolato il monte ore dei mesi lavorativi per ogni unità: 59.954 per gli operai generici, 3.755 per i carpentieri, 3.755 per i ferraioli, 3.161 per gli operatori di macchina, 5.830 per i minatori, 4.400 per gli operatori Tbm, 2.420 per i fabbri, 670 per i saldatori, 1.186 per gli autisti. In totale, 85.131. Questo numero riassuntivo ovviamente non significa che saranno 85.131 i lavoratori assunti nei cantieri in quei 72 mesi, ma che per sei anni consecutivi, mese per mese, la media della manodopera impiegata sarà nettamente superiore alle mille unità. Ci sarà il momento in cui i saldatori avranno finito il loro lavoro, e così anche i minatori, che agli operi generici si dovranno aggiungere operai qualificati, che si dovrà ricorrere ai lavoratori “Tbm”, le cosiddette “talpe meccaniche”. E questa è l’occupazione diretta, che coinvolge chi materialmente realizzerà la grande infrastruttura. Poi, c’è l’occupazione indiretta, che viene stimata «mediamente il doppio e che deriva dai servizi che il territorio è in grado di organizzare», come specificano le imprese del Consorzio Eurolink. E, infine, l’indotto (servizi ricettivi e turistici, esercizi commerciali, eccetera eccetera) che ruota attorno a tutto questo e che oggi è difficilmente quantificabile con esattezza. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

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