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Merì s’interroga e non crede al suicidio di Ayman Serti

In paese perfino l’aria sembra intrisa dello strazio e dell’inquietudine suscitati dal caso

Un velo di tristezza unito a una sensazione di timore generale. Trapela questo dai volti dei numerosi residenti meriesi dopo la tragica morte di Ayman. Ancora oggi non si sa cosa sia davvero successo quella sera nel piazzale davanti al campo sportivo, tant'è che il cuore della comunità sta sospeso tra mille interrogativi. Per le strade tutto sembra tranquillo. In apparenza. Come sempre, nelle ore pomeridiane, diversi giovani si incontrano nella piazza Umberto I, nella sede del campo di calcetto di gestione della Pro loco o di fronte al Municipio. A manifestare apprensione sono invece alcuni cittadini che non si spiegano come una vicenda simile sia potuta accadere. Nei bar non si parla d'altro. Ma cosa è successo ad Ayman? In molti non credono possibile un suicidio. Un gruppo di anziani ipotizza una bravata tra giovani finita male o una trappola tesa al sedicenne che, una volta ucciso, sarebbe stato condotto nel piazzale antistante al campo di calcio dove sarebbe stato simulato il suicidio. «Merì è un paese tranquillo – sostengono – Purtroppo non sappiamo cosa a volte scatti nella mente di questi giovani, troppo vulnerabili».

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