Fu una furibonda lite familiare quella accaduta a Camaro San Paolo nell’agosto dello scorso anno, alla fine della quale con il massiccio intervento dei carabinieri fu disposto l’arresto nei confronti dell’aggressore, il 33enne Giuseppe Santamaria, ritenuto responsabile dell’accoltellamento al fianco e al viso di un cugino trentacinquenne, per motivi passionali (“ti voglio bene cugino...”, gli disse prima di ferirlo). Ieri questa vicenda è finita davanti al giudice, il gup Simona Finocchiaro, che in abbreviato ha inflitto 10 anni di reclusione a Santamaria, il quale è stato assistito dall’avvocato Salvatore Silvestro. L’accusa, il pm Piero Vinci, aveva chiesto la condanna a 12 anni di reclusione. Santamaria nell’agosto dello scorso anno venne sottoposto ad una misura di custodia cautelare in carcere eseguita dai carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Roberto Conte, con l’accusa di tentato omicidio. Ciò in quanto «con un pretesto» avrebbe attirato il cugino nell’abitazione della nonna e, qui, approfittando di un momento di distrazione della vittima, «l’accoltellava alla schiena, poi la schiaffeggiava sul collo e, infine, le infliggeva una nuova coltellata alla tempia sinistra». Il motivo dell’aggressione fu inquadrato dai carabinieri della Compagnia Centro, coordinati dalla comandante Alice Candelli, in una “vendetta trasversale” per questioni sentimentali. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina