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Il modello Genova per Messina: ma adesso serve la volontà

In attesa dell’iter di sdemanializzazione delle aree, si possono trovare soluzioni immediate per il waterfront

I processi di sdemanializzazione delle aree (di qualunque area) non sono rapidi e immediati, chiedono tempi lunghi e devono passare al vaglio degli uffici ministeriali e di quelli della Regione siciliana. In attesa che l’Amministrazione comunale dia seguito alle buone intenzioni, con l’obiettivo di far tornare alle competenze dell’Ente locale porzioni preziosissime del tessuto urbano (villa Sabin-Baby Park, lungomare del Ringo e cittadella fieristica, oltre alla via Vittorio Emanuele e alla Passeggiata a mare), si possono seguire altre strade, sicuramente più brevi. Tutto dipende dalla volontà di trovare un accordo tra l’Autorità di sistema portuale dello Stretto, il Comune e altri soggetti competenti territorialmente. È un po’ la “filosofia” che diede vita al “Patto per la Falce”, strumento essenziale per il superamento dei contenziosi nella Zona falcata, poi inspiegabilmente non rinnovato (e infatti i tempi del risanamento ambientale a San Raineri continuano a dilatarsi all’infinito...).
Prima strada percorribile: la definizione degli ambiti di competenza. Il ministero delle Infrastrutture, nel febbraio 2019, inviò una circolare nella quale definiva «imprescindibile la definizione esatta dei confini della circoscrizione di ogni singola Autorità di sistema portuale» e indicava chiaramente che tale definizione o ri-definizione venisse effettuata «direttamente dagli Enti gestori localmente interessati, in sede di Comitato di gestione portuale, sentito anche l’Organismo di partenariato». Non risulta che questo passaggio sia stato compiuto.

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