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Messina, la Procura generale avoca il caso Famularo: la 21enne morta per embolia a Lipari

Quella tragedia assurda indignò tutta Italia. La morte nell’agosto del 2020 della 21enne Lorenza Famularo a Lipari per “tromboembolia polmonare massiva”, dopo dieci giorni di sofferenze e varie visite inutili al pronto soccorso dell’ospedale eoliano e alla guardia medica dell’isola. Adesso però cambia lo scenario giudiziario.
Sembrava un caso indirizzato verso l’archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Barcellona ma in questi giorni è maturata una clamorosa novità, che oltretutto non si registrava da parecchio tempo nel nostro distretto giudiziario. Dal canto loro i familiari della ragazza, con gli avvocati Nunzio Rosso e Vincenzo La Cava, si sono sempre opposti con forza all’archiviazione dell’inchiesta.
E la clamorosa novità in questa storia tragica è rappresentata dal fatto che il sostituto procuratore generale di Messina Giuseppe Costa ha formalmente avocato l’inchiesta del collega di Barcellona Carlo Bray, e sarà lui a rappresentare l’accusa all’udienza di trattazione del caso, che si terrà il prossimo 16 febbraio davanti al gip del tribunale di Barcellona, Antonino Orifici. È ragionevole pensare che adesso l’accusa non chiederà più l’archiviazione del caso, ma vorrà raggiungere una nuova verità sulle responsabilità penali per la morte assurda di una ragazza di 21 anni.
L’inchiesta aperta a Barcellona per omicidio colposo che andava verso l’archiviazione è ancora classificata contro ignoti, senza l’individuazione di alcun indagato. Questo nonostante i familiari della ragazza nel raccontare la loro immane tragedia ai carabinieri che indagavano in quell’estate di roventi polemiche, avessero dato un quadro preciso della situazione, lo scrive lo stesso pm Bray tra le sue carte nella richiesta di archiviazione: «La sera del 22.08.2020, mentre la Famularo si trovava presso la casa del fidanzato Marino Antonio, aveva iniziato ad avvertire delle difficoltà respiratorie, perdita dei sensi e acuti dolori addominali. A causa di questo improvviso malore, il fidanzato aveva richiesto l’intervento del personale del 118, che era giunto presso l’abitazione alle ore 00:11. Dopo le prime cure, la giovane veniva trasportata presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Lipari, ove è deceduta alle ore 02.00. Dalle sommarie informazioni assunte nell’immediatezza dei fatti è emerso che la Famularo, nei giorni antecedenti alla morte, si era recata più volte presso l’ospedale di Lipari, sottoponendosi a diverse visite, descritte sia dal Marino che dalla madre della vittima, Giardina Angela, come superficiali, in quanto i medici si limitavano a diagnosticare dei semplici dolori muscolari e a prescrivere degli antidolorifici, senza premurarsi di prescrivere accertamenti specifici».
Quello che invece scrive oggi il sostituto pg Costa nel suo decreto di avocazione dell’inchiesta, dopo aver ricevuto gli atti da Barcellona, è parecchio emblematico. Il magistrato afferma infatti che «... nella stessa comunicazione si dà atto dell’indicazione da parte delle opponenti di puntuali, pertinenti ed astrattamente rilevanti atti d’indagine, evidentemente sovrapponibili all’attività d’indagine svolta in esito alla quale è stata avanzata la richiesta di archiviazione».
Ed ancora sottolinea «... la particolare rilevanza del fatto per cui si procede, nel quale ha perso la vita la giovane Lorenza Famularo, e dal quale sono scaturite spontanee e articolate proteste della cittadinanza eoliana sullo stato dei servizi sanitari nell’arcipelago eoliano, ampiamente diffuse dalla stampa locale e nazionale, che impongono, ad avviso di questo superiore Ufficio, l’esercizio del potere discrezionale di avocazione previsto dall’articolo 412.3 c.p.p. ...».
Lorenza poteva continuare a vivere. Se qualcuno le avesse dato veramente ascolto e l’avesse curata.

«Ha dovuto subire un vero calvario»

Sono parole durissime quelle che hanno scritto nell’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione gli avvocati Nunzio Rosso e Vincenzo La Cava, che assistono i familiari di Lorenza. Anche sulla scorta di quanto hanno accertato i loro periti di parte nell’inchiesta, i medici legali Giuseppe Andò e Daniela Sapienza: «... le uniche circostanze certe ed incontestabili della vicenda in esame sono che Lorenza ha accusato per diversi giorni dolori e malesseri anche di natura respiratoria, che per tali problematiche si è più volte rivolta alle strutture facenti capo all’Asp di Messina ed ai sanitari a vario titolo da essa dipendenti, che nessuno dei soggetti coinvolti ha mai prescritto a Lorenza approfondimenti diagnostici di alcun tipo e che Lorenza, purtroppo, è deceduta per una patologia (tromboembolia polmonare) che, ove tempestivamente diagnosticata (mediante analisi che definire oggi routinarie sarebbe addirittura riduttivo), poteva essere affrontata con un appropriato trattamento medico/clinico/terapeutico, tale da consentire a Lorenza di sopravvivere addirittura senza particolari postumi».
I due avvocati in un altro passaggio fanno poi altre analisi: «Prescindendo, per un solo momento, da ogni considerazione di natura medico-legale, appare oltremodo evidente come la tragica scomparsa di Lorenza non possa che ascriversi a fatto e colpa esclusivi non solo di sanitari e dipendenti dell’Asp di Messina che, a vario titolo, sono stati coinvolti nella penosa vicenda, ma anche, e soprattutto, alla insopportabile, complessiva, pessima organizzazione dei presidi medici approntati nell’isola di Lipari dalla stessa resistente Asp di Messina. Lorenza ha dovuto, infatti, subire un vero e proprio “calvario”, di dieci giorni circa, purtroppo per lei nel periodo di ferragosto che, come è noto, nell’isola di Lipari coincide con il momento di massima presenza turistica sull’isola (che, in qui pochi giorni, passa dalle circa 15.000 presenze, a oltre 70.000 persone). L’esatta individuazione di tale contesto non è di certo di secondaria importanza ove si voglia correttamente esaminare l’evidente negligenza, imprudenza ed, in definitiva, la gravissima colpa e la responsabilità dei sanitari, e dell’intera struttura medica di Lipari nel suo complesso...».

Una tragedia assurda

Lorenza Famularo, 21 anni, avrebbe continuato a vivere solo se le fosse stata diagnosticata la patologia ai polmoni che l’affliggeva e che, procurandole lancinanti dolori sin dal 14 agosto del 2020, la portò più volte al pronto soccorso dell’ospedale e alla guardia medica di Lipari. Nessuno le assicurò mai un esame diagnostico, una semplice radiografia, un controllo accurato. Sino al tragico epilogo del 23 agosto 2020. È un dramma ma anche una storia di malasanità, quella che coinvolge la giovane receptionist di un hotel, deceduta a Lipari. Dalle prime risultanze dell’esame autoptico emerse una patologia ai polmoni e non certo una banale “cervicale”, tanto meno qualcosa che interessasse l’apparato muscolare, così come invece affermarono i sanitari in quei giorni di angosciosa attesa. Da qui la somministrazione, del tutto inutile, di farmaci decontratturanti. Il problema ai polmoni la condusse così, gradatamente, ad una insufficienza respiratoria, sino al collasso all’interno del pronto soccorso e, quindi, alla morte. A Lipari tra roventi polemiche i comitati spontanei sorti in quei giorni giorni inscenarono un presidio pacifico davanti all’ingresso dell’ospedale. E il ministero della Salute inviò gli ispettori. Poi arrivarono anche l’allora assessore alla Salute Ruggero Razza e altri politici. In questa vicenda, scrivono i legali dei familiari, «non sono state minimamente rispettate le linee guida e/o i protocolli sanitari, non è mai stato stilato alcun referto di visita con la conseguente omissione non solo di una qualsivoglia diagnosi, ma anche, e soprattutto, di una qualsiasi indagine diagnostica che avrebbe consentito di individuare per tempo l’embolia in corso e praticare cure adeguate».

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