Dopo i 28 rinvii a giudizio del troncone principale, che nei giorni scorsi ha visto coinvolti nel futuro processo tutti i principali costruttori di Messina, oggi c'è da registrare un altro step per l'inchiesta sul traffico illecito di rifiuti edili. Il gup Simona Finocchiaro ha rigettato le quattro proposte di patteggiamento a due anni di reclusione che altrettanti imputati avevano prospettato ad inizio della maxi udienza preliminare, celebrata davanti al gup Ornella Pastore. In quattro avevano infatti proposto la “pena concordata” tra accusa e difesa: Antonio Maita, Andrea Mancuso, Fabio Mangano e Antonino Romeo. Sono stati assistiti dagli avvocati Pietro Luccisano, Filippo Mangiapane, Antonello Scordo e Salvatore Silvestro. Evidentemente il gup Finocchiaro, a cui era stata devoluta la questione dalla collega Pastore, non ha ritenuto congrua la pena rispetto alla gravità dei reati contestati. Il giudice Finocchiaro ha quindi “rimesso gli atti”, e oggi i quattro decideranno cosa fare, tornando davanti al gup Pastore. Secondo la prospettazione accusatoria dell'inchiesta della Guardia di Finanza gestita dal pm della Dda Rosanna Casabona, per alcuni anni i principali costruttori della città si sarebbero rivolti al gruppo dei Mancuso per smaltire illegalmente i loro rifiuti di cantiere in un sito abusivo nascosto tra i boschi di Gravitelli, il loro “territorio d’appartenenza” storico sin dalla seconda guerra di mafia degli anni ’80. E la Distrettuale antimafia ha focalizzato la sua attenzione su alcune tipologie di reati, contestati a vario titolo e ai vari imputati. Si tratta di discarica abusiva, trasporto illecito di rifiuti e inquinamento ambientale; c’è poi contestata ad alcuni anche l’associazione a delinquere.