Un debito «certificato, sempre inserito nel piano di riequilibrio», è sparito dall’ultima versione del piano stesso, quella oggi sotto la lente della Corte dei Conti. E quando manca una settimana all’ultimatum imposto dalla stessa Corte al Comune per rispondere alle richieste di chiarimenti inviate nelle scorse settimane, scoppia una grana che rischia di rimettere tutto in discussione. A far tremare Palazzo Zanca è una nota-esposto che il liquidatore dell’Ato3, Antonio Liotta, ha inviato, due giorni prima di Capodanno, al Comune, alla stessa Corte dei Conti e anche alla Procura della Repubblica, denunciando «l’inspiegabile» mancato inserimento nel piano di riequilibrio di un debito nei confronti dell’Ato3 di oltre 15 milioni di euro, al punto che, secondo lo stesso Liotta, «il piano di riequilibrio del 2022 non risulta conforme alle linee guida della Corte dei Conti». Tutto ruota attorno a un credito che l’Ato3 vanta nei confronti di Palazzo Zanca e che Palazzo Zanca, con il voto del 27 luglio scorso del consiglio comunale sulla riformulazione del piano di riequilibrio, ha eliminato dal piano stesso, ricomprendendolo tra «i debiti potenziali», quindi legato al procedimento giudiziario che vede coinvolti proprio Ato3, Comune e Messinambiente. Ma quel debito – questa è la contestazione principale – è tutt’altro che potenziale, secondo l’Ato, tanto da essere stato sempre riconosciuto. Non solo: quel procedimento giudiziario tra Comune, Ato3 e Messinambiente, scrive Liotta, «riguarda un presunto credito assolutamente diverso» da quei 15 milioni e l’unico giudizio pendente è il ricorso presentato dall’Ato3 al Tar contro la «decurtazione unilaterale» da parte del Comune di 2,8 milioni. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina