«Ci vediamo a Pasqua». «Mi raccomando, fatti sentire». «Cercheremo con tuo padre di venire presto a trovarti». Sono tante le frasi che ieri mattina risuonavano oltre il finestrino del bus di Giunta dove avevano preso posto tanti ragazzi milazzesi e del comprensorio pronti a raggiungere l’aeroporto di Catania per far rientro nelle loro abitazioni. Non di Milazzo o della valle del Mela, ma di Milano, Barcellona, Amsterdam e soprattutto Londra. L’Epifania da sempre è la giornata dei saluti. Delle ripartenze per tanti giovani che, preparata la valigia, ritornano nel Nord Italia o all'estero.
Lasciano un comprensorio che non riesce a decollare ma sopravvive grazie soprattutto – inutile negarlo – a quello che offrono le industrie. Un comprensorio dove i giovani cominciano a dare segni di coraggio non tanto e fiducia negli investimenti che sono davvero pochi, anche se i coraggiosi non mancano, quanto nella volontà di andare al Nord o all’estero per svolgere un’attività. E, si badi bene, a spostarsi non sono solo i giovani ma anche lavoratori di una certa età che lasciano anche le famiglie (un esempio per tutti gli operai della Duferdofin di Giammoro costretti a trasferirsi a Brescia per mantenere il posto di lavoro) per andare al Nord o addirittura all’estero per a trovare una occupazione che garantisca un minimo di reddito. E le scene dunque che si vedono dopo le “feste” alla stazione o alla fermata dei bus sono di quelle che ti “toccano” il cuore. E che dovrebbero “toccare” chi ambisce a fare politica ma poi nella sostanza, non nelle promesse, si badi bene, alla fine, non riesce a cacciare il ragno dal buco.
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