S’è conclusa con 28 rinvii a giudizio e due proscioglimenti totali la maxi udienza preliminare davanti al gup Ornella Pastore per il traffico illecito di rifiuti edili, che vede coinvolti tutti i principali costruttori di Messina. Il giudice ha quindi accolto quasi integralmente le richieste di rinvio a giudizio del sostituto della Dda Rosanna Casabona, che rappresentava l’accusa e ha anche coordinato l’indagine della Guardia di Finanza. Il processo si aprirà il prossimo 17 febbraio davanti alla sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Maria Eugenia Grimaldi. E rispetto al quadro iniziale ci sono da registrare anche 6 giudizi abbreviati, che saranno trattati dallo stesso gup Pastore il 15 febbraio prossimo, e 4 proposte di patteggiamento della pena, che verranno invece decisi il prossimo 10 gennaio dal gup Simona Finocchiaro. Dopo la lunga giornata di mercoledì, che era andata avanti sino al tardo pomeriggio, ieri il gup Pastore dopo alcune ore di camera di consiglio ha letto la “sentenza” intorno alle 13,30. Secondo la prospettazione accusatoria, in sostanza, per alcuni anni i principali costruttori della città si sarebbero rivolti al gruppo dei Mancuso per smaltire illegalmente i loro rifiuti di cantiere in un sito abusivo nascosto tra i boschi di Gravitelli, il loro “territorio d’appartenenza” storico sin dalla seconda guerra di mafia degli anni ’80. E la Distrettuale antimafia ha focalizzato la sua attenzione su alcune tipologie di reati, contestati a vario titolo e ai vari imputati. Si tratta di discarica abusiva, trasporto illecito di rifiuti e inquinamento ambientale; c’è poi contestata ad alcuni anche l’associazione a delinquere. Nella giornata di mercoledì era stato definito il quadro tra giudizi ordinari, riti abbreviati e patteggiamenti, e si era registrato anche lo stralcio di una posizione, quella del costruttore Vincenzo Vinciullo. Avevano formulato richiesta di rito abbreviato Giuseppe Cucinotta, Cosma Fiumara, Francesco Fiumara, Sarah Mangraviti, Antonino Marino e Letterio Mondo. In quattro avevano invece proposto il patteggiamento della pena: Antonio Maita, Andrea Mancuso, Fabio Mangano e Antonino Romeo. Per tutti gli altri 30 imputati, che avevano scelto il rito ordinario, comprese due società, la coop Sofia.it e la Co.m.mam. srl, il pm Rosanna Casabona aveva reiterato la richiesta di rinvio a giudizio. Il gup Pastore aveva ammesso come parte civile Legambiente Sicilia, che è rappresentata dall’avvocato Aurora Notarianni, e poi le associazioni Codici Onlus e Codici Ambiente. Tra gli imputati ci sono gli esponenti del gruppo Mancuso, Daniele con i figli Giuseppe e Andrea, e poi una serie di autisti e operai che lavoravano per la loro ditta, la “Sofia.it soc. coop. sociale onlus”. Tra i coinvolti inizialmente nelle misure interdittive con alcuni mesi di sospensione dell’attività, alcune delle quali sono state poi revocate dal gip, ci sono invece i costruttori di primo piano della città, come per esempio Enzo Vinciullo, Giuseppe Lupò, Letterio Caronella e Rosario De Domenico, e c’è anche l’imprenditore messinese, ex parlamentare ed ex sottosegretario al Tesoro Santino Pagano, in qualità di rappresentante legale della società S.P.S. srl (di cui Caronella è socio), per i lavori del cantiere denominato “Le Terrazze 2” di contrada Castellaccio. Ecco quindi il dettaglio completo delle persone rinviate a giudizio con il rito ordinario, che dovranno affrontare il processo a febbraio 2023: Giovanni Alberti, Giuseppe Salvatore Alberti, Salvatore Amato, Amedeo Branca, Letterio Caronella, Rosario De Domenico, Domenico De Luca, Giovanni Denaro, Antonio Frasson, Felice Giunta, Roberto Giunta, Giuseppe Iudicone, Mario Lombardo, Giuseppe Lupò, Daniele Mancuso, Giuseppe Mancuso, Giuseppe Mangano, Antonino Mangraviti, Giacomo Mangraviti, Massimo Mangraviti, Santino Pagano, Giuseppe Puliafito, Anna Rosaria Siracusano, Antonino Triscari, Barbara Urso, Filippo Vinciullo; e le ditte Sofia.it soc. coop. sociale onlus e Co.m.mam. srl. Due invece i proscioglimenti totali con la formula del non luogo a procedere “per non aver commesso il fatto” decisi dal gup Pastore, che riguardano il prof. Gaetano Giunta della Fondazione di Comunità, e il dipendente dello stesso ente no-profit Luigi Polimeni. Mercoledì il prof. Giunta si era sottoposto alle domande del suo difensore, l’avvocato Giovanni Calamoneri, e anche del pm Casabona, ed aveva chiarito la natura della Fondazione di Comunità, che ha carattere “erogativo puro” ed è “no profit”, spiegando anche che, nell’ambito del fatto contestato originariamente, non aveva mai avuto alcuna interlocuzione con i referenti della ditta che aveva operato il trasporto dei rifiuti edili per lo sbaraccamento di fondo Saccà. Al centro della vicenda processuale c’è un traffico di rifiuti speciali di grandi proporzioni smantellato dalla Dda e della Finanza, che ha portato a suo tempo dieci persone agli arresti domiciliari. Inoltre sono stati sottoposti a sequestro preventivo mezzi e complessi aziendali per un valore di oltre due milioni di euro. I finanzieri hanno anche notificato a suo tempo 15 misure interdittive del divieto temporaneo ad esercitare attività imprenditoriale nei confronti di altrettanti titolari di ditte e rappresentanti di società operanti nel settore dell’edilizia, clienti del gruppo che gestiva una discarica abusiva di ben 38.000 metri quadri nella città dello Stretto. La discarica, hanno scoperto i finanzieri dopo mesi di monitoraggio costante dei mezzi, anche con droni e satelliti, si trova in contrada Corrao a Gravitelli, e le società coinvolte sono legate a «soggetti contigui a blasonati clan di matrice mafiosa attivi nella zona sud della città: il capo del traffico di rifiuti (si tratta di Daniele Mancuso, n.d.r.) è la figura di riferimento del clan Romeo-Santapaola per l’esecuzione dei lavori di movimento terra in provincia di Messina». Sono state le immagini satellitari a immortalare i camion mentre scaricavano lo “sterro” proveniente da diversi cantieri. Per un totale di circa 2.978 metri cubi La discarica ha compromesso il suolo anche nell’area circostante, ed è a monte di un torrente, il Portalegni, che si trova sulle colline di Messina, a soli due km dal centro cittadino.