È un discorso che nessuno prende volentieri a Palazzo Zanca. Quando si parla di tasse, ovviamente se aumentano, chi dovrebbe mai voler dover annunciare ai cittadini che c’è da tirare fuori dalle tasche ancora altri soldi. E, dunque dopo l’impennata senza controllo di gas, energia elettrica e carburanti, a Messina, ma non solo in città, arriva anche la crescita della Tari. Un’escalation come mai se ne era vista una nel passato che rischia di sfiorare il 20% e che di certo solleverà parecchio malumore in città. L’elemento chiave è uno solo. L’incremento nasce dalla clamorosa, esponenziale, impennata dei costi di smaltimento dei rifiuti. Una variabile indipendente dalla volontà e dalla programmazione del Comune ma che l’amministrazione e i cittadini subiscono. A dettare i costi per lo smaltimento della frazione indifferenziata, di fatto, è la Sicula Trasporti, l’azienda di Lentini dove finiscono i rifiuti di mezza Sicilia. La necessità di trasferire anche in altri impianti, e persino all’estero, il prodotto della lavorazione della frazione indifferenziata ha fatto decollare il prezzo negli ultimi due anni. Un esempio? Come si può leggere nella tabella accanto, “liberarsi” di una tonnellata di immondizia ad inizio del 2021 costava 125 euro, un anno dopo il costo era salito a 211 euro. A luglio scorso 286, a ottobre 396 euro e ora è 438 euro, cioè quasi 4 volte il costo di due anni fa. A fare la differenza i costi di smaltimento in impianti della Sicilia occidentale ma anche in Olanda con i container a bordo delle navi che da agosto partono da Catania. La Tari del 2022, ad inizio anno, era stata parametrata ad un costo di circa 260 euro a tonnellata, ma la crescita dell’ultimo semestre ha portato ad un extracosto di circa 2,7 milioni di euro dai quali Palazzo Zanca dovrà rientrare nei prossimi 3 anni, sempre ottenendo dai messinesi questo surplus. Ma per il 2023 non saranno solo i 900mila euro in più della prima rata ad aggiungersi ai costi complessivi, piuttosto ci sarà la previsione aggiornata di costo per tonnellata al dato di dicembre che dovrebbe essere di 438 euro. Cioè 180 euro in più del 2022. Da qui la clamorosa crescita dei costi. Una stima verosimile è di un aumento di circa 8,5 milioni di euro, a cui si aggiunge la rata da 900.000 euro. Più o meno si parla di 10 milioni di euro di costo superiore. E quindi il servizio complessivo, quello che poi finisce nel monte Tari, passerebbe da 54 milioni del ’22 a 64 milioni. Si parla quasi del 19% in più.
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