Il 10 gennaio 1909 il generale e commissario straordinario Francesco Mazza, con la proclamazione della città assediata, parlò di un immane disastro «che ha gettato nella miseria e nel lutto la nobilissima provincia di Messina» e della necessità di aiuti immediati. Poche parole che documentavano la gravità dell'evento, di cui rimangono ancora smarrite parecchie tracce ma che la città risorta vuole ostinatamente recuperare. La conferenza tematica “Messina tremò all'alba. Le storie dimenticate del terremoto del 1908” di Antonino Sarica, martedì pomeriggio, ha aperto le celebrazioni promosse dal Comune di Messina per ricordare e non dimenticare. L'incontro organizzato dall'associazione culturale "Antonello da Messina", si è tenuto nei locali di villa Cianciafara a Zafferia, alla presenza di un pubblico numeroso e interessato a riappropriarsi di quelle pagine dimenticate, nelle quali sono scritte le memorie di un passato perduto. Una carrellata di storie e avvenimenti coinvolgente e di grande valenza storiografica, ha appassionato gli ospiti. Gli studi attenti, le recensioni e gli articoli, le ricerche appassionate e sapienti di Nino Sarica, dedicate alle storie dimenticate del terremoto restituiscono conoscenze su ciò che è stato il 28 dicembre di 114 anni fa. «Storie intrecciate da un filo rosso – ha evidenziato Milena Romeo, introducendo la conferenza – che contengono testimonianze preziose di sopravvissuti, vittime, eroi, benefattori che vissero quei drammatici momenti all’indomani del sisma nella città distrutta». Sarica ha spiegato lo spirito di questo lavoro: «Nelle mie ricerche su testi e documenti ho cercato di rendere il giusto omaggio a coloro che in quei momenti terribili riuscirono ad accogliere, assistere, soccorrere, a farsi punto di riferimento per la comunità ferita, come il deputato parmense Micheli o mons. D’Arrigo, l’arcivescovo che fu ingiustamente denigrato. Colui che accolse tanti feriti e andò a battezzare i bimbi tra le macerie». Pagine cancellate ma fortunatamente riscoperte. «Questo lavoro di ricerca e studio – ha evidenziato Sergio Di Giacomo, giornalista e coordinatore dell’associazione Antonello – è un esempio ammirevole di giornalismo culturale e di ricerca di qualità che rimane nel tempo e permette di svelare con capacità affabulatoria e narrativa episodi della storia della nostra città». La conferenza è stata aperta dai saluti di Amedeo Mallandrino Cianciafara, il quale ha rievocato alcune pagine storiche sul terremoto legate alla figura di Filippo Cianciafara. Lo storico del cinema Nino Genovese ha analizzato il rapporto tra cinema e terremoto, dall’ "Avvisatore del terremoto” al film “L’orfanella di Messina”. «Quello di Nino Sarica è un racconto strutturato», ha detto Francesco Trimarchi, medico che da anni coltiva la passione per la storia messinese e che ha mostrato attraverso una videoproiezione gli aspetti salienti delle ricerche giornalistiche condotte da Sarica. Dal “duplice flagello” denunciato da Giacomo Longo, alla discutibile ma anche complessa gestione del generale Mazza durante lo stato d’assedio, agli aiuti portati non solo dai “mitici" marinai russi, ma anche da inglesi, americani, tedeschi, i vigili del fuoco. Tra le storie narrate da Sarica anche le testimonianze straordinarie e rarissime come quelle dell’ex console americano Miller o dello storico della letteratura Gustarelli, l’intervento dei reali e della Regina Elena, il ruolo di Padre Annibale Di Francia, lo “stupore angosciato” di Pirandello per l’amico letterato Boner, sepolto nella sua casa, l'impegno di padre Alizio a Faro Superiore. Pagine ricche di pathos che raccontano la ferita del terremoto. Sempre commovente l'omaggio alle vittime del terremoto reso ieri mattina, al Gran Camposanto, dal comitato cittadino "100 messinesi per Messina 2mila8" con la deposizione di una corona d'alloro. Il coordinatore Piero Chillè e il professore Giuseppe Rando hanno ricordato le figure dell'onorevole Micheli e di Boner.