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Messina, i problemi alla "Telegrafo": l’ispettore del Ministero che aveva previsto tutto

Per la galleria Telegrafo «non sussistono le condizioni per poter garantire il transito della circolazione autostradale in sicurezza». E il Cas dovrebbe procedere «senza alcun indugio» a «interdire la circolazione autostradale fino alla risoluzione di tutte le criticità segnalate», con attività «urgenti e indifferibili». Queste parole non risalgono a oggi, ieri o qualche giorno fa, ma al 21 marzo 2021, poco meno di due anni fa, è sono state scritte, senza lasciar spazio a grandi fraintendimenti, da colui che era stato inviato in Sicilia dal ministero dei Trasporti per fare il “tagliando” a viadotti e gallerie dell’autostrada A20, Messina-Palermo, l’ing. Placido Migliorino. A chiusura della sua ispezione, il dirigente consegnò al Cas una relazione di 47 pagine, due delle quali furono dedicate interamente alla galleria Telegrafo. Con una “sentenza” choc: quella galleria andava chiusa.
«A pagina 19 di quel documento – ricorda oggi Michele Barresi, segretario generale della UilTrasporti – l’ispettore scriveva testualmente che senza quegli interventi “per la galleria ispezionata non sussistono le condizioni per poter garantire il transito della circolazione autostradale in sicurezza”. La situazione appariva talmente grave che il primo provvedimento richiesto era “interdire la circolazione”. Molte delle criticità rilevate riguardavano la calotta e il manto stradale e sebbene l’incidente di pochi giorni fa sia stato autonomo, non possiamo non ricordare anche l’intervento successivo dello stesso ispettore Migliorino, in un’intervista a Gazzetta del Sud, subito dopo un analogo episodio avvenuto all’interno della Telegrafo, quando un’auto prese fuoco, provocando anche in quel caso disagi e interventi immediati». In quell’intervista al nostro giornale Migliorino dichiarò: «La galleria Telegrafo andava chiusa già a marzo 2021. Figuriamoci dopo un incendio che, nella migliore delle ipotesi, ha cotto i materiali di rivestimento del tunnel. Dopo un incendio di quel tipo, l’urgenza di chiudere si amplifica inevitabilmente». L’intervista, per la cronaca, risale agli inizi di settembre 2021, oltre un anno fa.

Secondo Barresi quelle parole «oggi risuonano più che mai attuali e siamo convinti debbano avere la massima attenzione da parte degli organi competenti, affinché si verifichi quali siano stati gli interventi svolti dal Consorzio in questo lasso di tempo trascorso. Non possiamo non ricordare, inoltre, che a seguito di quell’incendio fu proprio la UilTrasporti a puntare i riflettori sui rischi a cui si sarebbe andati incontro nell’ipotesi progettuale del Cas di spostare su doppio senso di marcia tutta la circolazione nel tratto Villafranca-Boccetta, in attesa del completamento del viadotto Ritiro. Fortunatamente le proteste dei sindaci e dei sindacati spinsero il Cas a optare per la realizzazione del bypass prima della galleria Baglio, ma oggi torna prepotentemente il tema della sicurezza, mentre ancora una volta è l’utenza dell’intera fascia tirrenica a pagare le conseguenze di un isolamento forzato, che potrebbe non essere solo frutto del caso».

Inadeguate vie di fuga

In quelle due pagine dedicate alla “Telegrafo”, in particolare, l’ing. Migliorino scriveva, tra l’altro, che «dal sopralluogo effettuato sembrano inadeguate le vie di fuga», che esisteva un «grave indizio premonitore di possibili distacchi che potrebbero determinarsi in calotta, con caduta di porzioni di materiale solido che potrebbero riversarsi pericolosamente sui veicoli in transito». E poi «lesioni in calotta (volendo semplificare, il “tetto” della galleria, ndc) sua longitudinali che trasversali, anche molto profonde, che indeboliscono la consistenza del calcestruzzo costituente il rivestimento», col rischio di «generare distacchi localizzati per effetto delle vibrazioni indotte dai veicoli in transito». Una serie di «aree con degrado» e di «deterioramenti» tali per cui, scriveva ancora l’ispettore ministeriale, «la stabilità dell’area è stata compromessa a breve o medio termine». Ancora, «difetti che possono mettere in pericolo la sicurezza degli utenti e quindi richiedere un’azione correttiva immediata».

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