L'omicidio dei fidanzati in Inghilterra: il dolore di Barcellona. "Vite spezzate troppo presto"
A Barcellona è il giorno del dolore per la famiglia Calabrò, i genitori e la sorella di Nino. Il terrore ha spalancato il guado alla tristezza di avere perso un figlio e un giovane della propria terra. Sin dalle ore successive alle tragiche notizie giunte dal Regno Unito, la popolosa comunità della frazione balneare di Calderà non ha lesinato supporto e vicinanza alla giovanissima Alessandra, sorella minore di Nino, poco più che maggiorenne. I genitori sono volati in direzione di Stockton-on-Tees, mentre la ragazza è rimasta tra l’abitazione di Milazzo e la frazione barcellonese, dove risiedono i parenti e i genitori del suo fidanzato. Il dolore è intervallato dalle notizie che arrivano dai familiari, mentre a supporto della congiunta ci sono gli affetti e il conforto di una popolazione che, anche sui social, ricorda il ragazzo e manifesta rabbia ed incredulità per «due vite finite troppo presto per mano di una persona che conosceva bene le vittime». C’è anche la comunità religiosa dell’ordine dei Frati francescani dell’Immacolata, guide spirituali operanti nella parrocchia di Santo Rocco. Il parroco Michele Iorio, insieme al suo predecessore Alfonso Bruno, in città per le festività natalizie, è costantemente in contatto con i genitori e vicino alla giovane Alessandra. Lo stesso padre Alfonso ha scritto una lettera: «Il mio cuore è triste, ma non si arrende alla disperazione, grazie alla fede della vita che nasce anche dopo la morte. Manifesto tutto il mio rispetto e affetto, nella sincera condivisione del dolore, verso i genitori di Nino Calabrò e Francesca di Dio – scrive il prete – Nino era un mio giovane parrocchiano durante il mio mandato pastorale alla guida della parrocchia di S. Rocco in Calderà dal 2015 al 2021. Il papà Salvatore è un servitore dello Stato come sottufficiale della Guardia di Finanza e la mamma un perno della parrocchia come catechista, volontaria in un’associazione di diversamente abili, animatrice di oratorio e soprattutto persona di fede sincera. Una famiglia che stimo e che conosco benissimo». Poi il ricordo su Nino che «da circa tre anni si era trasferito in Inghilterra per costruirsi un avvenire lavorativo alternativo alle incertezze di prospettive professionali del nostro Mezzogiorno d’Italia. Non conoscevo invece Francesca, la sua ragazza ventenne, di sei anni più giovane, che lo aveva raggiunto in questi giorni per trascorrere il Natale con lui». Giovani vite spezzate tragicamente da un destino violento che non lascia indifferenti, tuttavia «il loro amore sincero rimarrà fissato nell’eternità dall’incontro con Colui che amandoci ci fa amare», aggiunge padre Alfonso Bruno. Restano sconvolti anche i parrocchiani, alcuni dei quali molto vicini alla sorella e alla famiglia di Nino: «Nella prima chiamata a Salvina, prima che prendesse l’aereo per l'Inghilterra all’aeroporto di Palermo, le ho detto: sii forte come Maria ai piedi della Croce», conclude. Nino amava la vita e lo sport, infatti dopo avere praticato judo con risultati eccellenti, contemporaneamente agli impegni professionali, si era distinto anche a livello agonistico nei campionati minori di rugby: «L’ho allenato – afferma Mario Formica – ed era molto determinato e desideroso di fare bene. Si impegnava quando avevano dato vita al progetto congiunto tra Milazzo e Barcellona. Lui proveniva dalla città del Longano, ma si è mostrato sin da subito disponibile. Ricordo il suo sorriso». Nella città del Capo ha lavorato per tre anni come cameriere in una pizzeria: «Gli piaceva molto frequentare Milazzo e il lungomare Garibaldi – dichiara Roberto Parisi –. Che tragedia! Due famiglie distrutte e tanto dolore: c’è poco da commentare».