Messina

Mercoledì 27 Novembre 2024

Nuove minacce di morte a Giuseppe Antoci da parte di Cosa nostra e 'ndrangheta

Giuseppe Antoci

C'è un nuovo progetto di morte per uccidere Giuseppe Antoci, l'ex presidente del Parco dei Nebrodi che con il suo protocollo antimafia divenuto poi legge nazionale ha smantellato il sistema delle truffe sui fondi europei, con cui Cosa nostra siciliana e la 'ndrangheta calabrese hanno incassato per anni miliardi di euro pubblici senza alcuna fatica. E già da qualche tempo sono state rafforzate le misure di sicurezza personali per Antoci e per i tutti i suoi familiari, con un monitoraggio costante e incrociato h24 da parte di più forze dell'ordine. L'allarme scatta a distanza di sei anni dall'attentato sui Nebrodi del 2016 (a cui scampò per miracolo dopo l'intervento degli uomini della scorta) e viene tra l'altro da una recente inchiesta della Distrettuale antimafia di Messina e della Procura di Patti, tra le carte criptate di alcune intercettazioni dal contenuto inequivocabile: già prima che arrivasse al suo epilogo il maxiprocesso Nebrodi, con i 600 anni di carcere inflitti dal Tribunale di Patti a capi e gregari dei clan tortoriciani, alcuni esponenti della famiglia mafiosa dei Batanesi rimasti ancora “in giro” hanno parlato apertamente: bisogna eliminare Antoci, e ci sarebbero stati anche segnali precisi da chi si trova ristretto al “41 bis”, segnali recapitati anche all'esterno del mondo carcerario. “A Peppe Antoci non l'hanno voluto ammazzare, però quando escono i miei parenti dal 41 bis lo ammazzano”. Una frase captata in una conversazione dal significato inequivocabile, che nell'universo mafioso ha un solo significato, quello di un mandato chiaro ad uccidere, che può essere eseguito da chiunque si trovi sul territorio. E a quanto pare sulla stessa linea, in tempi molto recenti, sarebbero stati intercettati segnali precisi tra le pieghe di alcune organizzazioni calabresi. In una regione dove il Protocollo Antoci ha dispiegato già da tempo i suoi effetti “deleteri” per le 'ndrine, azzerando guadagni antichi per milioni di euro.

Sos impresa - Rete per la legalità: “Fatto gravissimo”

“Quanto riportato dalla stampa questa mattina in merito alle minacce di morte rivolte a Giuseppe Antoci sono di una gravità assoluta”, afferma Sos Impresa - Rete per la legalità Aps, “e impongono a tutti una rinnovata e più forte presa di posizione contro le mafie e, soprattutto, quella che si è fatta protagonista di queste minacce. Giuseppe Antoci è una persona onesta, giusta e coraggiosa che ha permesso allo Stato, con il suo impegno ed esponendosi in prima persona, di svelare la “mafia dei pascoli” che oggi è ravvisabile non solo sui monti Nebrodi ma in moltissime aree del Paese, non solo, quindi, in Sicilia. Il suo contributo alla giustizia e alla legalità è stato, ed è ancora oggi, importantissimo al fine di aiutare tanti agricoltori a sperare di liberarsi dal racket e dalle angherie della cosiddetta agromafia”.

“Esprimo la più totale vicinanza e solidarietà al nostro socio onorario Peppe Antoci e alla sua famiglia, ha dichiarato Luigi Cuomo, presidente nazionale di SOS IMPRESA Rete per la Legalità Aps, a nome mio personale e di tutta l’associazione che ho l’onore di rappresentare. Antoci rappresenta la parte sana di questo Paese e noi abbiamo l'orgoglio di stare, insieme a lui, dalla stessa parte nella quale Peppe testimonia quotidianamente il suo coraggio, il suo impegno civico e la lotta a tutte le mafie”. Anche Pippo Scandurra, vice presidente vicario di SOS IMPRESA Rete per la Legalità Aps, ha espresso la sua solidarietà e vicinanza ad Antoci “esprimendo il proprio augurio che si stringa intorno a Peppe una rete di tutela e protezione, oltre quella dello Stato, anche popolare e di massa alla testa della quale certamente ci saranno le nostre associazioni siciliane e nazionali che conoscono il valore e l’importanza dell’impegno civico di Antoci che è fondamentale per liberare la nostra Sicilia, ed il nostro Paese, dalle mafie.” Il protocollo Antoci è un pilastro nuovo e fondamentale per contrastare l’agromafia in Sicilia, in Italia e in tutta Europa.

   

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