C’è qualcuno che ha creato una rete di angoscia e sofferenza nella mente del diciannovenne che nei giorni scorsi s’è tolto la vita a Camaro? È su questa ipotesi, terribile, che la Procura sta indagando in questi giorni. L’accusa è per il momento “istigazione al suicidio”. Tutto questo per spiegare un gesto, estremo, che ha gettato nella sofferenza più cupa i suoi familiari, disperati, e gli amici che conoscevano il ragazzo e gli volevano un gran bene. Erano già programmati i funerali ma dopo un primo assenso da parte degli inquirenti qualcosa è cambiato - a quanto pare una denuncia presentata da uno dei familiari -, e in Procura hanno aperto un fascicolo disponendo non l’esame esterno ma l’autopsia, che sarà effettuata molto probabilmente oggi dal prof. Alessio Asmundo. L’ipotesi di istigazione al suicidio che è alla base dei primi atti d’indagine di questi giorni fa presupporre che qualcuno potrebbe aver portato con i suoi gesti, o con i suoi messaggi sui social o attraverso il telefono, il diciannovenne ad uno stato di prostrazione tale da farlo decidere per il gesto estremo, l’interrompere così drasticamente quella vita che aveva appena assaporato. In questi giorni è stata effettuata una intensa attività di “ascolto” nella cerchia dei familiari e degli amici più intimi, per cercare di comprendere se qualcuno potrebbe aver influito in maniera dirompente sullo stato psichico del giovane. Sono anche in corso accertamenti sul cellulare del diciannovenne, con l’estrapolazione dei messaggi che ha inviato e ricevuto negli ultimi tempi. E il dolore dei familiari, purtroppo, non sarà affatto sanato dall’esito, qualunque esso sia, dell’inchiesta aperta in Procura.