Saranno sottoposti domani, dalle 10, a interrogatorio di garanzia, dinanzi alla gip distrettuale del Tribunale di Messina Claudia Misale, tre dei quattro arrestati confinati fin dalle prime ore del mattino di venerdì scorso agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni di Barcellona, ai quali si contestano una serie di reati di estorsione e usura esercitata nei confronti di liberi professionisti o titolari di attività commerciali e persino pastorizie, avvalendosi delle condizioni di cui all’art 416 bis, «al fine di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa denominata “famiglia barcellonese”».
Ad essere interrogati per primi Giuseppe Accetta, 44 anni, inteso “Nunnareddu”, noto in città per la passione per il calcio tanto da essere stato persino direttore sportivo dell’Igea, difeso dall’avv. Diego Lanza; Salvatore Lunetta, 47 anni, noto per pregiudizi giudiziari, difeso dall'avv. Paolo Pino; e Mariano Perdichizzi, 66 anni, già titolare di un opificio di via Medici per l’estrazione di essenze agrumarie, difeso dall’avv. Tommaso Calderone. Tutti di Barcellona, avevano avuto il compito di riscuotere direttamente le somme di denaro dagli studi professionali e dalle abitazioni private delle vittime terrorizzate dalle intimidazioni che pagavano denaro – da un minimo di mille euro fino a 4mila euro – per assicurare la difesa ai detenuti del gruppo mafioso rimasto orfano del capobastone di San Giovanni, Ottavio Perdichizzi, che fino a pochi mesi prima della sua morte aveva impresso nuove dinamiche alle attività criminali del gruppo mafioso che era riuscito a ricompattare associandosi con altri boss del calibro di Carmelo Vito Foti e Mariano Foti per aumentare le potenzialità finanziarie del nuovo gruppo mafioso che si poneva al vertice della stessa “famiglia mafiosa dei barcellonesi”.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina
Caricamento commenti
Commenta la notizia