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Barcellona, estorsioni e usura “porta a porta”: quattro agli arresti domiciliari NOMI

Ordinanza firmata dalla gip Misale al culmine di indagini approfondite. Ritenuti fiancheggiatori del gruppo mafioso di San Giovanni

Su richiesta dei magistrati della Dda di Messina, la gip distrettuale Claudia Misale ha ordinato l’arresto di quattro persone, su un totale di 10 indagati, tutti ritenuti fiancheggiatori del gruppo mafioso del quartiere di San Giovanni, al cui vertice vi era Ottavio Imbesi, deceduto lo scorso 21 marzo, i quali si erano attivati già nel 2018 in occasione dell’ultimo arresto subito dal boss del quartiere organizzando una rete inedita per estorcere denaro attraverso una bisca clandestina allo scopo di garantire finanziamenti per la difesa dei sodali che finivano in carcere.
Protagonisti di un vorticoso e perverso giro di estorsioni e usura, mascherato persino dal gioco d’azzardo illegale gestito online attraverso operatori non autorizzati e con garanzie prestate con il rilascio di assegni sui quali si riportava solo la cifra e la firma del titolare del conto corrente, sarebbero state dieci persone, quattro delle quali sono state arrestate e confinate ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Si tratta di Salvatore Imbesi, 49 anni, fratello minore di Ottavio Imbesi, arrestato ieri in Lombardia dove si trovava a seguito di incarico amministrativo in una scuola di Crema, il quale avrebbe avuto un ruolo importante nell'attività estorsiva; Salvatore Lunetta, 47 anni, noto per pregiudizi giudiziari; Mariano Perdichizzi, 66 anni, già titolare un un opificio di via Medici per l'estrazione di essenze agrumarie; Giuseppe Accetta, 44 anni, inteso “Nunnareddu”, conosciuto in città per la sua passione per il calcio tanto da essere stato persino direttore sportivo dell’Igea, tutti di Barcellona, che avevano come compito quello di svolgere il ruolo di “raider”, predatori incaricati di effettuare la riscossione delle somme. Una sorta di porta a porta condito di minacce sotto intese e che una volta incassata la somma, quasi sempre superiore ai mille euro, con punte fino a 4mila euro, trattenevano alla fonte il compenso dovuto per la riscossione: 100 euro per poco più di mille euro, quasi il 10%.

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