C’era un drammatico interrogativo al centro dell’incidente stradale del novembre 2021 in cui perse la vita l’avvocata 46enne Olga Cancelleri, che emerse sin da quelle prime ore: Olga morì a causa dell’incidente oppure per i ritardi nei soccorsi?
Un filone dell’inchiesta aperta dopo la tragedia dalla Procura si è occupato solo delle ipotesi di reato a carico del conducente della moto Ducati, ma in questi mesi ci sono stati altri accertamenti da parte del magistrato, il pm Marco Accolla, sui clamorosi ritardi che si registrarono nei soccorsi.
L’autopsia ha definito un quadro clinico già gravissimo subito dopo l’impatto, quindi i ritardi nei soccorsi - che pure si sono registrati - non avrebbero inciso sul cosiddetto “nesso eziologico”, ovvero il rapporto causa-effetto delle mancate cure prestate in tempo reale all’avvocata.
Ma prescindendo da questa ricostruzione c’è adesso da registrare un responso da questo secondo filone d’inchiesta legato ai soccorsi e all’arrivo, tardivo, delle ambulanze. Uno dei medici che erano di turno quella sera alla centrale operativa del servizio del 118 è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio (questo giornale, per consuetudine deontologica, ormai da anni pubblica i nomi dei medici coinvolti in casi sanitari solo dopo il primo effettivo vaglio processuale di confronto accusa-difesa che è l’udienza preliminare, n.d.r.).
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