Il giorno dopo il nubifragio la città del Longano presenta un'atmosfera spettrale, direttamente contrapposta al sole che fin dalle prime ore del mattino ha fatto capolino tra l'andirivieni di mezzi pesanti e uomini impegnati a spalare fango e detriti nelle zone più colpite dalla bomba d'acqua. Tra i quartieri maggiormente colpiti, oltre ad alcune zone della fascia collinare, Fondaconuovo e Sant'Antonio, dove le abitazioni ed alcuni esercizi commerciali (anche nella centralissima via Roma) sono stati sommersi dall'onda d'urto dell'acqua. Stesso discorso a Milazzo. Ma i disagi si sono registrati ovunque, specie sulla Statale 113 e in quelle strade e contrade adiacenti i torrenti e le saie, dove per oltre 12 ore i cittadini hanno dovuto sopportare anche la mancanza di acqua e di luce a causa dell'allagamento dei sotterranei e delle cantine, dove inspiegabilmente sono state installate le centraline. Paura mista a disservizi che comunque sono diffusamente rientrati grazie al dispiego di operai e ditte specializzate sollecitate dal Coc, predisposto al Municipio su impulso dell'Amministrazione comunale, che per tutta la giornata di ieri è riuscita a mitigare la situazione con l'importante ausilio delle squadre di volontari e della Protezione civile. «La fortuna è che non ci è scappato il morto», sussurrano da Palazzo Longano, che nei mesi scorsi ha predisposto la pulizia del torrente Longano (che non è esondato) e quella delle saie, che nella stragrande maggioranza dei casi ha sopportato l'impeto di un notevole quantitativo di pioggia che per intensità e tempo è stato superiore a quella caduta nel 2011. «Sono state riaperte tutte le strade e anche il tratto autostradale chiuso ieri sera - ha dichiarato il sindaco Pinuccio Calabrò -. Faremo una conta dettagliata delle conseguenze del maltempo. Tutto sommato la situazione non è precipitata come per l’alluvione di qualche anno fa, grazie soprattutto agli interventi di pulizia che hanno determinato l'abbassamento del letto del Longano di circa 4 metri. L'acqua caduta - prosegue il sindaco Calabrò - ha segnato livelli record di 190 mm in due ore: sarebbe stata davvero catastrofica. Non ci sono stati feriti, solo qualche sfollato e alcune persone anziane che vivevano a piano terra che abbiamo salvato e speriamo già oggi possano rientrare a casa serenamente». I danni più ingenti per il maltempo non sono stati provocati dai torrenti, «ma dalle saie che si sono allagate e non sono in sicurezza, e hanno creato fiumi di fango», ha aggiunto il primo cittadino. Barcellona ha già avuto assegnato un finanziamento per la mitigazione del rischio e la messa in sicurezza delle saie, «già esecutivo e dal valore di oltre 15 milioni di euro, ma bloccato da oltre un anno alla Regione». Calabrò sottolinea che ha già sollecitato i rappresentanti territoriali e deputati all'Ars e ha informato anche il presidente della Regione Renato Schifani, «che mi ha dato la sua disponibilità a sbloccare questo finanziamento, ma è chiaro che adesso chiederemo lo stato di emergenza», conclude il sindaco. Intanto, a Fondaconuovo e Sant'Antonio si spala fango e si invocano aiuti: «Non ce la facciamo più - commenta un abitante dell'antico e popoloso quartiere di Sant'Antonio -. La paura ci sommerge ogni volta che piove ed anche ieri siamo stati inondati dal fango che arrivava impietoso da monte». Solidarietà alla popolazione è giunta da ogni parte del territorio. Forze politiche e sindacali hanno sottolineato la necessità di un pronto e repentino aiuto dalla Regione e dal Governo nazionale. «Vicinanza alle popolazioni colpite dal maltempo - sottolinea una nota della Cgil Messina - Il territorio mostra tutta la sua fragilità, anche i danni e i disagi delle ultime ore nel comprensorio tirrenico dicono quanto sia importante e urgente utilizzare tutte le risorse disponibili, comunitarie e nazionali, per interventi di messa in sicurezza. Un governo del territorio è indispensabile sia per determinare condizioni di sicurezza per le popolazioni».