«I ponti uniscono le comunità». Ma dividono anche la componente docenti del Dipartimento di Economia dell’Ateneo peloritano. Il prof. Michele Limosani, che dirige quel Dipartimento, ha scritto una lettera aperta al ministro Matteo Salvini. «Il Ponte sullo Stretto è una mega infrastruttura, fondamentale e strategica – afferma con chiarezza Limosani –. È necessaria per lo sviluppo dell’Area dello Stretto, del Meridione, dell’Italia, del Mediterraneo e dell’Europa. Rappresenta una sfida avanzata e innovativa dal punto di vista tecnologico, un esempio di sostenibilità ambientale e al tempo stesso un volano per nuovi investimenti e capitali». Il docente messinese ha ricordato le parole dette dal ministro delle Infrastrutture durante il suo intervento al recente webinar, sul tema “Ponte di Messina: si riparte”, organizzato dallo stesso Dipartimento di Economia. «Condividiamo il suo pensiero allorché nel seminario ha affermato che “è interesse di tutti che il Sud diventi competitivo e che tutto il Paese insieme debba essere in grado di viaggiare alla stessa velocità. A nostro avviso, la realizzazione del Ponte, che si pone su una dimensione non circoscritta territorialmente, solleva, inevitabilmente per prossimità logica e logistica, questioni inerenti lo sviluppo della “Regione dello Stretto” interessando la mobilità complessiva all’interno di tale area; la riqualificazione urbana delle città metropolitane di Messina e Reggio Calabria interessate dalle opere complementari; la ricerca, la formazione e i servizi tecnologici dei laboratori qualificati esistenti (e dunque il coinvolgimento delle Università e dei Centri nazionali di ricerca presenti nel territorio); la narrazione imperniata sulla simbologia che l’intrapresa propone; il suo impatto sul settore turistico. Il Ponte sullo Stretto – insiste Limosani – può diventare un moltiplicatore di ulteriori investimenti e, per questo, incidere profondamente sul tessuto economico e sociale dei territori. La realizzazione della infrastruttura si deve, pertanto, accompagnare ad una reale volontà politica di rinascita e crescita. In estrema sintesi, occorre una idea precisa, una strategia con-vincente, un progetto complessivo. Accogliamo, pertanto, l’invito rivolto alla comunità locale e ai numerosi partecipanti all’evento, di farsi promotori di una cultura del lavoro e dello sviluppo. Il Dipartimento di Economia della Università di Messina, per le competenze presenti e l’elevato livello di professionalità e credibilità dei ricercatori, attesta la propria disponibilità per offrire, nella forma che si vorrà perfezionare, una collaborazione per l’analisi dei temi legati allo sviluppo del territori, a coordinare, dal punto di vista scientifico, le varie attività di studio e ricerca intese a definire un quadro di insieme e proporre misure e azioni in grado di realizzare gli obiettivi così definiti». L’iniziativa di Limosani, però, non trova d’accordo un altro economista e docente del Dipartimento, il prof. Guido Signorino. «È opportuno chiarire – scrive l’ex assessore comunale – che il Dipartimento è una comunità di studio, di analisi, di discussione. Al suo interno si incontrano e si confrontano opinioni spesso non collimanti o anche contrapposte, ciascuna con identica dignità e valore. Nel nostro Dipartimento le considerazioni sulla validità economica e trasportistica del progetto esistente per la realizzazione di un Ponte sullo Stretto di Messina sono notoriamente non convergenti. Chi ha approfondito gli aspetti economici e l'analisi costi-benefici dell'opera vi ha riscontrato seri problemi tecnici. L'impatto dei lavori sul tessuto urbano e sulla vivibilità della città sarebbe pesantissimo. Il piano finanziario dell'opera sembra essere una burla, che pone a totale carico pubblico il rischio (o la quasi totale certezza) del fallimento finanziario del Ponte. Il costo dell’opera è allo stato totalmente indefinito, dato il pesantissimo rialzo dei costi delle materie prime, dell’energia, dell’acciaio...». Secondo Signorino, le necessità di sviluppo infrastrutturale trasportistico della Sicilia dovrebbero seguire altre strade: «Non è il transito delle merci, ma la loro lavorazione che porta economia al territorio. Il Ponte è opera con progetto “vecchio”, dal costo indefinito, dai benefici improbabili, dalle ricadute occupazionali dichiaratamente “modeste”, dal costo sociale e dall’impatto ambientale altissimi»