L’appalto originario risale al 1981, quasi 900 milioni di lire per la gestione e la manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione della città. Ed è da allora che i rapporti tra la ditta Schipani e il Comune di Messina sono al centro di contenziosi e aspetti controversi. A partire da un colpo di penna che trasformò un appalto quinquennale in una sorta di contratto sine die. Quarantuno anni dopo, la vicenda potrebbe essere finalmente vicina ad una conclusione, ovviamente milionaria.
Le basi le ha poste, con uno dei suoi ultimi atti, l’ex sindaco Cateno De Luca, la notte del 31 gennaio scorso, al fianco di colui il quale ancora non sapeva che sarebbe stato il suo successore, l’allora direttore generale Federico Basile. Ora si passa dai preliminari alle carte vere e proprie, con una transazione da 21,2 milioni di euro. Emblematico è il dato “scorporato” delle voci che, sommate, portano a questa cifra: solo 9,1 milioni di euro sono relativi alla sorte capitale (cioè il “dovuto” alla ditta), compreso il risarcimento danni, la gran parte è invece rappresentata dagli interessi maturati in questi anni: ben 10,8 milioni di euro. Si pagherà in tre rate da quasi 6,7 milioni, la prima delle quali entro la fine di quest’anno, la seconda entro il 30 giugno 2023, la terza nel 2024.
Ma come si è arrivati a questo accordo? Decisiva è stata una nota riservata con la quale il legale che ha seguito il lungo contenzioso tra Comune e Schipani, l’amministrativista Arturo Merlo, ha reso un parere sulla disponibilità manifestata dalla stessa Schipani di arrivare ad una transazione. Fino al 23 dicembre di un anno fa, infatti, la ditta rivendicava un credito superiore ai 60 milioni di euro, ma si dichiarava disponibile ad accettare 25,2 milioni più Iva, con compensazione integrale delle spese legali. Il 14 gennaio ecco il parere di Merlo, il quale si è basa sulla relazione del Consulente tecnico d’ufficio incaricato dal tribunale sulle singole voci del contenzioso. La conclusione a cui è giunto l’avvocato del Comune è che «in caso di accoglimento delle domande è altamente probabile che il Tribunale faccia propri i conteggi del Ctu» e che «le probabilità di soccombenza conducono a ad ipotizzare una cifra che supera i 35 milioni di euro».
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