Un “grazie” sussurrato, prolungato dallo sguardo ancora impaurito ma pieno di speranza: ad attendere alla stazione la giovane Giulia, 23 anni, coi piccoli Valeria, Karina e Daniyl (rispettivamente 5, 3 e 1 anno), padre Giovanni Amante, parroco della comunità ortodossa “San Giacomo Maggiore”; la prima cena messinese non poteva che essere a base di pidoni e arancini, un sapore forte e avvolgente come il cuore della città nella quale sono arrivati da Borzna, nella regione ucraina di Chernihivs’ka, dopo un viaggio estenuante durato tre giorni in cerca di serenità, lontano dal suono sordo delle sirene che continuano a scandire le loro giornate. «È come se anche noi ci fossimo assuefatti al dolore e all’orrore di questa guerra che 8 mesi dopo lo scoppio, non smette di seminare terrore»: una confessione aperta quella del sacerdote che denuncia un “calo di attenzione” da parte dei messinesi complice la crisi che, a vari livelli, sta investendo non solo le famiglie, ma anche molti esercizi commerciali. Giulia con i suoi bambini è stata temporaneamente accolta nella parrocchia greca di Provinciale Santa Maria del Graffeo guidata dal papas Antonio Cucinotta; nonostante il grande aiuto che le comunità religiose e la Caritas diocesana continuano ad assicurare, ospitando queste famiglie, cominciano a scarseggiare i beni di prima necessità come latte, biscotti, pappe, pannolini e questo preoccupa non poco padre Amante, che nelle ultime ore ha deciso di lanciare un nuovo appello anche alle scuole.
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