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Messina, sempre grave il 45enne aggredito in cella. Alla madre aveva detto di aver paura dell'ex parà

Restano gravi, anche se stazionarie, le condizioni del detenuto aggredito nella mattinata di mercoledì dal suo compagno di cella e ancora ricoverato in coma nell'Unità operativa di Rianimazione del Policlinico di Messina. La prognosi per il detenuto gravemente ferito è ancora riservata, anche se i medici che lo hanno in cura e lo stanno monitorando, hanno comunicato al legale della famiglia del ferito, l'avvocato Antonello Scordo, che pur non essendosi ancora risvegliato, i parametri vitali sembrerebbero quasi rientrare nella normalità. Tuttavia ancora gli stessi medici non hanno contezza di eventuali danni cerebrali e non sanno se l'uomo una volta risvegliato dal coma possa parlare e articolare gli arti inferiori e superiori.
L'uomo ha avuto la sventura di dover condividere la cella con l'ex paracadutista della Brigata Folgore Vincenzo Baglione, 52 anni di Furnari che a distanza di una settimana dall'aggressione a coltellate alla zia Silvana Lopes, non ha esitato, per via delle sue condizioni di salute mentale – non adeguatamente prese in considerazione, sembra, da chi doveva prevenire una nuova violenta reazione – ad aggredire selvaggiamente uno dei compagni di cella. Il messinese G. B. 45 anni, è stato colpito alla testa e al volto con pugni e subito dopo abbattuto con calci fino allo stato comatoso. Oltre alle ferite alla testa, la vittima dell'aggressione, presenta lesioni al volto che i medici hanno saturato e dovrà, quando le sue condizioni lo permetteranno, essere sottoposto ad intervento chirurgico “maxillo facciale” per via del pestaggio subito che gli ha deformato il volto. Il suo stato comatoso, infatti, allo stato impedisce ogni tipo di intervento chirurgico. Di certo l'uomo non ha ancora aperto gli occhi. Inoltre si è appreso che nella prima mattinata di mercoledì la vittima, prima di subire l'aggressione, aveva avuto un colloquio con la madre alla quale aveva manifestato visibile preoccupazione a causa del nuovo compagno di cella il quale sarebbe riuscito ad incutere paura.

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