È un tema, ma si sta trasformando in problema, che riguarda l’intero sistema dei media in Italia. Il “diritto all’oblio” da un lato e il “diritto di cronaca” dall’altro, con la necessità fondamentale, per chi fa questo mestiere, di informare correttamente i lettori e i fruitori del web.
Un caso molto singolare viene segnalato in una lunga nota stampa in relazione al tragico caso di Salvatore D’Agostino, il 15enne di Gaggi deceduto dopo essere rimasto folgorato: l’assurdo incidente è successo il 2 agosto 2016, nella piazza antistante la chiesa madre della frazione di Cavallaro, in un luogo pubblico accessibile a tutti. Il ragazzo, mentre giocava a calcio con gli amici, per recuperare un pallone toccò un faretto: non sarebbe dovuto succedere nulla se l’impianto fosse stato a norma, invece la tremenda scarica elettrica che lo investì non gli lasciò scampo, fulminandolo. Dopo 18 giorni di coma, il 15enne morì gettando nella disperazione i suoi cari e tutto il paese.
«Di recente - scrive in una nota il dott. Nicola de Rossi, responsabile marketing e ufficio stampa dello Studio “3A-Valore S.p.a.”, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, che segue il caso con l’avvocato Filippo Pagano, del Foro di Messina -, gli imputati del procedimento penale che ne è scaturito, chiedono “l’oblio” per il procedimento penale a loro carico per omicidio colposo per la morte del ragazzino, peccato che il processo sia ancora in corso e i genitori della vittima non abbiano affatto gradito che si voglia “dimenticare” tutto prima ancora che sia emessa la sentenza».
A suo tempo - scrive ancora il dott. de Rossi -, è stato presentato un esposto alla Procura messinese, che aveva aperto un fascicolo contro ignoti, chiedendo di individuare il proprietario dell’area, il titolare dell'utenza che alimentava il faretto e il fornitore dell’energia, chi l’avesse collocato collegando i cavi e mettendolo in esercizio, a chi competesse la manutenzione; che si accertasse se l'installazione fosse a norma viste la mancanza di griglie di protezione e cartelli di pericolo e la presenza di nastro adesivo ormai consunto che attestava un datato e maldestro intervento sui cavi; che si documentasse lo stato dei luoghi e l’accessibilità a tutti.
Nell’estate 2017, la svolta: la Procura iscrisse nel registro degli indagati la dott. Susanna Gemmo e l’ing. Francesco Trimarchi, rispettivamente presidente del Cda e responsabile dell’ufficio tecnico e gare d’appalto (con particolare riferimento a quelle per la Sicilia) della Gemmo S.p.a.. È alla società berica che il Comune di Gaggi aveva affidato la gestione del suo impianto di pubblica illuminazione tramite l’adesione alla convenzione per il Servizio luce e servizi connessi per le Pubbliche amministrazioni con Consip.
E a conclusione delle indagini preliminari - prosegue il dott. de Rossi -, il pm Antonella Fradà chiese il rinvio a giudizio dei due imputati, cui contestò l’omicidio colposo in concorso.
L’udienza preliminare celebrata davanti al gup Eugenio Fiorentino si è conclusa con il rinvio a giudizio di entrambi gli imputati davanti al giudice monocratico di Messina, seconda sezione penale, ammettendo anche la costituzione di parte civile dei genitori e della sorella di Salvatore. All’udienza del 24 maggio 2019 il giudice monocratico Alessandra Di Fresco, accogliendo l’istanza del legale delle parti civili, ha autorizzato “la citazione, in qualità di responsabile civile, della società Gemmo s.p.a., per rispondere, eventualmente in solido con gli imputati, del risarcimento dei danni patiti dalle parti civili”: quindi, anche l’azienda è pienamente parte in causa del processo. Il procedimento - scrive ancora il dott. de Rossi -, poi ha inevitabilmente scontato la pandemia, ha visto diversi rinvii, ma è tuttora pendente, si sono svolte già alcune udienze dedicate all’attività istruttoria e all'esame dei testi e la prossima è in programma il 23 novembre 2022 per sentire gli ultimi testimoni della parte civile.
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