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Messina, superbonus: a che punto siamo

Il presidente messinese dell’Associazione costruttori, Ricciardello: «Impatto positivo, poi uno stop drammatico»

Cosa sta succedendo con il Superbonus 110? Una misura nata con due scopi nobili e necessari, la riqualificazione energetica degli edifici ed il rilancio dell’edilizia, oggi è al centro di incognite, suscita dubbi e scatena dibattiti, sia tra costruttori e Governo, sia – molto più prosaicamente – nelle riunioni di condominio. A dare un’idea della portata del tema sono, come sempre, i numeri: in Sicilia il totale degli investimenti ammessi a detrazione è di 2 miliardi 471 milioni 339 mila euro (e “spicci”), di cui i lavori conclusi arrivano a meno di 1,7 miliardi: il 68,6% del totale. E per circa la metà si tratta di condomini, poi gli edifici unifamiliari e, per una fetta minoritaria, le unità immobiliari “funzionalmente indipendenti”. Anche l’investimento medio più alto si riscontra nei condomini: 570.409 euro, in linea col dato nazionale. Eppure sono giorni frenetici, in cui c’è anche chi invoca un dietrofront rispetto alle decisioni assunte più di un anno fa. Perché?
Parla Ricciardello «Le cifre dei report pubblicati mensilmente dall’Enea e dal ministero per la Transizione ecologica – dice Pippo Ricciardello, presidente di Ance Messina (l’Associazione nazinale costruttori edili) –, evidenziano chiaramente l’impatto positivo importante che il nostro settore ha avuto soprattutto dal superbonus, ma anche dal resto degli incentivi mirati alla ristrutturazione, rigenerazione energetica e risanamento sismico degli edifici. I volumi di lavoro sono aumentati sensibilmente, ma adesso iniziano ad evidenziarsi alcune criticità abbastanza facilmente prevedibili». Nel 2022, infatti, ecco i primi, vero problemi: «Si è registrato un rallentamento – spiega Ricciardello – diventato, in queste ultime settimane, uno stop drammatico per molte imprese, perché gli istituti bancari hanno raggiunto il proprio plafond di crediti di imposta che potevano scontare ai costruttori, i quali si trovano, in certi casi, anche qualche milione di euro nel cassetto fiscale, mentre quegli importi avrebbero dovuto essere già ceduti, scontati e monetizzati dalle banche».

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