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Rifiuti, la Sicilia nel vicolo cieco

La Regione tenta di tamponare l’emergenza, ma gli spazi delle discariche si riducono. L’impianto di Lentini non riesce a smaltire la quota indifferenziata dei Comuni. Il costo passa da 240 euro a tonnellata a 360 euro. E saranno i cittadini a pagare

Da una parte i comuni che non sanno dove portare i rifiuti, dall'altra i cittadini che devono mettere mano al portafogli per pagare il conto ad un sistema che sta implodendo.
La nota arrivata a tutti i comuni della Sicilia orientale dalla Sicula Trasporti, la società che gestisce il principale impianto di lavorazione dei rifiuti dell’isola, ha messo in allarme anche l’amministrazione Basile, appena insediatasi a Messina. L’azienda di Lentini, che è in amministrazione giudiziaria, ha sottolineato come sia alla continua e difficoltosa ricerca di siti fuori dalla Regione, dove poter conferire i rifiuti eccedenti la quantità che la stessa struttura può permettersi di lavorare. Una recente direttiva regionale ha imposto alla Sicula Trasporti, «al fine di eliminare le criticità insorte nei vari comuni, di individuare anche soluzioni utili per il conferimento al di fuori della regione». Per questa ragione sarà necessario rivedere il contratto e così il costo dell’indifferenziato passa da 240 euro a tonnellata a 360 euro. Naturalmente non tutta l’indifferenziata verrà pagata a questa cifra iperbolica che è tre volte quella che si pagava un anno fa. Crescerà il costo in maniera ponderata rispetto alla quota che ogni comune dovrà portare a Lentini e che non trova spazio in quell’impianto. In ogni caso, per Messina, e per tutti quei comuni che, come prevede la legge, hanno approvato il piano Tari con la previsione di spesa di inizio anno (240 euro ogni mille chili) adesso dovranno rifare i conti con questo aumento che, ovviamente, finirà, o subito o fra un anno, sulle spalle dei cittadini.

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