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Il bilancio del commissario Santoro a Messina: "Non sono stato un traghettatore"

Poco più di cento giorni al timone di Palazzo Zanca, ma non chiamatelo “traghettatore”. Leonardo Santoro ha ricevuto quel timone da Cateno De Luca e lo ha ceduto (ma non fisicamente) nelle mani dell’erede designato dell’ex sindaco, Federico Basile. Nel mezzo? C’è stato tanto, più di quanto si possa pensare. E non solo i grandi eventi (dal Giro d’Italia alla fase preparatoria del concerto di Vasco Rossi). L’attività dietro le quinte è quella più impegnativa. E c’è spazio anche per qualche coda polemica. Il primo tema, nel tracciare un bilancio, non può che essere anche la priorità indicata il giorno dell’insediamento, al fianco dei sub-commissari Mirella Vinci e Francesco Milio: le società partecipate. «Dopo i primi provvedimenti – dice Santoro –, il blocco delle assunzioni e l’attivazione delle mail per le segnalazioni, ho avuto diversi incontri e non ho rilevato criticità significative. Quando si è verificato qualche problema, c’è stato raccordo con i Cda delle società».

Che tipo di problemi? E in quali società?
«La Social City, ad esempio, aveva chiesto circa 200 assunzioni, io le ho stoppate, chiedendo che prima si attingesse alla long list o si stabilizzassero i precari storici, come quelli ex Casa Serena. Che io sappia, però, non è stato fatto. E sempre alla Social City, avevo sollecitato, dopo diverse lamentele, sia per iscritto che con vive raccomandazioni, la soluzione di alcune criticità alla Casa di Vincenzo. Ma anche qui non ho avuto riscontro».

E le altre società?
«Per quanto riguarda la Patrimonio Spa, il Cda era in scadenza al 30 maggio: io ho disposto 45 giorni di proroga, facendo mettere a verbale la proposta di sciogliere la società, perché si occupa di attività che viene svolta sostanzialmente in house, da personale comunale. Ma è rimasto tutto lettera morta».

MessinaServizi e Atm?
«Alla MessinaServizi l’elemento centrale era l’ottimizzazione delle attività di scerbatura e pulizia, abbiamo ricevuto circa un centinaio di segnalazioni. Ci sono stati interventi significativi, ma soprattutto siamo riusciti a stabilizzare 141 operatori ecologici che andavano in scadenza. All’Atm c’è stata la polemica legata a due concorsi: erano stati proposti concorsi esterni, io ho chiesto che prima venisse individuato personale interno e così è stato fatto».

Da commissario si è trovato di nuovo ad avere a che fare con la via Don Blasco. E le criticità non mancano.
«Un disastro. Le Ferrovie non hanno mai dato risposta, se non, in qualche modo, solo quando ho chiesto l’intervento della prefetta. Il mio cruccio è che ancora oggi non si sono risolti gli aspetti strutturali. C’è il tema delicato del cavalcavia: è pericolante, quando ero al Genio Civile intervenimmo sui pilastri, ma l’impalcato è di competenza del Comune, al quale, però, le Ferrovie hanno negato l’accesso per le indagini. Le posso dire che se fossi rimasto ancora in carica, sarei arrivato a chiuderlo del tutto, il cavalcavia, pur di arrivare allo scopo. Perché qui se non si fanno le indagini non si può avere certezza. Il mio auspicio è che ora l’Amministrazione intervenga».

 

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