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A Messina battute finali al maxiprocesso Nebrodi: sarà sentito in aula un dirigente regionale

Un dirigente regionale da sentire sul meccanismo perverso delle truffe. Un paio di testi ancora da ascoltare. Una serie di intercettazioni da trascrivere. Sono questi gli ultimi passaggi decisi ieri mattina all’aula bunker per il maxiprocesso Nebrodi sulle truffe agricole del gruppi mafiosi tortoriciani.
Si è consumato infatti il passaggio in cui accusa, parti civili e difesa hanno formulato le loro richieste ex art. 507 c.p.p., ovvero la cosiddetta “Ammissione di nuove prove”.
E com’era prevedibile c’è veramente poco ancora da scandagliare dopo un dibattimento molto intenso condotto a tempo di record dal collegio del tribunale di Patti composto dal presidente Ugo Scavuzzo e dai colleghi Andrea La Spada ed Eleonora Vona.
Ieri per l’accusa c’era il sostituto della Dda Fabrizio Monaco, che ha chiesto e ottenuto dai giudici la trascrizione dei brogliacci di altre intercettazioni, soprattutto per fatti di droga. Una quindicina in tutto le richieste istruttorie formulate invece dagli avvocati del collegio di difesa, e solo un paio sono state accolte dal tribunale. Per esempio la testimonianza da ascoltare in aula di un dirigente regionale, che evidentemente sarà sentito sul meccanismo perverso delle truffe agricole all’Agea e all’Unione Europea, che hanno consentito ai clan tortoriciani - i dati si riferiscono a questo processo ma in Sicilia sono molto più grandi -, di drenare qualcosa come dieci milioni di euro senza sparare nemmeno un colpo, incassando regolarmente i bonifici sui propri conti correnti. Saranno ascoltati anche altri due testi citati da un difensore. C’è anche un controllo su alcuni nuclei di intercettazioni sollecitato da un avvocato, istanza che i giudici hanno accolto e “girato” al perito. Ci sono alla sbarra in questo procedimento 101 imputati che devono rispondere di 493 capi d’imputazione.

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