L’incidente probatorio si è concluso in questi giorni. Adesso è la Procura di Patti che dovrà trarre le conclusioni per l’inchiesta sulla morte degli undici anziani per Covid-19 tra marzo e maggio del 2020, in pena emergenza pandemica. E tutti provenivano dal focolaio di San Marco d’Alunzio, scoppiato nella Rsa “Villa Pacis S. Francesco” e nella struttura di supporto “Residenza Aluntina”. Un’inchiesta che vede allo stato tre indagati: Tindara Irò, presidente dell’Associazione dei Balocchi, gestore della “Residenza Aluntina”, assistita dagli avvocati Salvatore Librizzi e Salvatore Saccà; Nunziatina Miracula, amministratore unico della Rsa “Villa Pacis San Francesco”, difesa dall’avvocato Salvatore D. Giannone; e Biagio Todaro, responsabile di gestione della “Residenza Aluntina”, difeso dall’avvocato Massimo Miracola. È stato il gip del tribunale di Patti Eugenio Aliquò a dichiarare concluso l’incidente probatorio, che era stato a suo tempo richiesto dal pm Andrea Apollonio. E all’udienza conclusiva il punto centrale è stato ovviamente l’esame dei consulenti tecnici d’ufficio, la prof. Elvira Ventura Spagnolo e il prof. Antonio Cascio, che hanno discusso a lungo sulla relazione depositata, per comprendere in sostanza se ai tre indagati si può o meno contestare il reato di epidemia colposa. Per le difese erano presenti anche i consulenti di parte, in particolare il dott. Mario Mondello e il prof. Giulio Cardia. E i due consulenti d’ufficio, Ventura spagnolo e Cascio, nel corso dell’esame, rispondendo alle domande del pm e dei difensori, hanno sostanzialmente ripercorso la vicenda, ribadendo quanto hanno scritto nella loro consulenza, un atto di oltre 300 pagine: ovvero che, tenuto conto di quanto emerge dalla documentazione presente agli atti, acquisita durante le indagini e anche successivamente durante le operazioni peritali, seppure siano individuabili elementi di censura sotto l’aspetto organizzativo-gestionale delle strutture coinvolte, non si può non considerare valutando nel complesso l’intera vicenda con il criterio c.d. “ex ante” (al tempo dei fatti, n.d.r.), il grosso limite dettato dalle conoscenze mediche all’epoca dei fatti su quanto è avvenuto nelle strutture per anziani presenti sull’intero territorio nazionale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina