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Amministrative, Lipari sogna un futuro di grande ricchezza

I rappresentanti di vari settori si esprimono sull’appuntamento elettorale del prossimo 12 giugno. Turismo, commercio, servizi ai cittadini e opere pubbliche le priorità individuate

Il sentimento condiviso tra chi risiede a Lipari (e nelle cinque isole ad essa collegata) è che vi siano potenzialità inespresse. Qualità spesso e troppo a lungo in sordina. Ad ogni appuntamento elettorale, questa consapevolezza arriva magicamente alla ribalta. Si fanno quindi largo i sogni, le parole, le promesse di un futuro più roseo. Si augura che sia davvero così Renato Candia, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Lipari-Santa Lucia”: «Ci sono dei punti di debolezza su cui ho sempre cercato di insistere. La scuola è un servizio sociale, che deve dare risposte continue al territorio e per questo non va lasciata sola. Ciò significa sostegno sui servizi e disponibilità di interventi anche progettuali, non solo di emergenza. L’attività dell’Amministrazione non deve essere solo per “tappare i buchi”. Ad esempio, il nostro plesso ha mezza facciata dipinta e mezza no. L’ambiente in cui crescono i giovani è frequentemente trascurato. Per non parlare dell’assenza di una palestra. Servono sempre visione e manutenzione. A tutto ciò si aggiunge il nodo di un elevato turnover del personale».
Secondo don Giuseppe Mirabito, sacerdote delle parrocchie di Porto Salvo, San Giuseppe e Quattropani, «le elezioni sono sempre un appuntamento importante per le realtà locali. Devo dire che tutte le Amministrazioni che si sono succedute sono state sempre attente ai bisogni della comunità cristiana presente sul territorio. Mi auguro che anche quella che verrà continui su questa scia».
Un tema scottante, poi, coincide con i tagli alla sanità eoliana, che vedono il comitato “L’ospedale di Lipari non si tocca” protagonista di numerose battaglie. Come spiegato da Paolo Arena, uno dei responsabili dell’associazione spontanea di cittadini, «il vulnus del diritto alla salute prende forma con la chiusura del Punto nascita, intorno al 2010, e questo processo di smantellamento di reparti e riduzione di personale continua, non sembrano esserci segnali in controtendenza. È chiaro che le decisioni non spettano in senso stretto al sindaco, però è mancata negli ultimi anni l’incisività della politica locale e la capacità di essere in prima fila nelle proteste. Le deficienze del nosocomio sono frutto di precise scelte politiche, probabilmente anche a vantaggio della sanità privata. Quindi, le vie istituzionali e tecniche non bastano. Serve una forza di protesta e su tale fronte l’amministrazione comunale è stata debole, è necessario un maggiore pressing in ambito regionale e nazionale. Soprattutto la carenza di personale è una piaga. Per ovviare a ciò bisognerebbe prevedere degli incentivi per il personale medico che vuole operare qui».

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