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Messina, il maxiprocesso Nebrodi al giro di boa

Passaggi finali al dibattimento sulle truffe agricole dei gruppi mafiosi tortoriciani

Lontano dai riflettori il maxiprocesso Nebrodi sulla mafia dei pascoli è arrivato praticamente al giro di boa, con una performance settimanale di udienze dedicate, all’aula bunker del carcere di Gazzi, veramente eccellente. È “figlio” della maxi inchiesta che ha scoperchiato il sistema delle truffe all’Agea su cui ruotavano gli interessi dei clan mafiosi tortoriciani. Era il 2 marzo del 2021 quando tutto è iniziato e alla prossima puntata, fissata per il 6 giugno, accusa, parti civili e difesa potranno formulare le loro richieste ex art. 507 c.p.p., ovvero la cosiddetta “Ammissione di nuove prove”. Ma dopo un anno e passa di dibattimento, nel corso del quale è stato scandagliato praticamente ogni angolo giudiziario di una delle più importanti inchieste degli ultimi decenni, ci sarà veramente poco da aggiungere alla “prova” formata in aula.
Qualche numero per rendere l’idea. Ci sono alla sbarra 101 imputati che devono rispondere di 493 capi d’imputazione. Non solo boss mafiosi tortoriciani e gregari, ma anche fiancheggiatori e “colletti bianchi”, gestori dei centri agricoli, commercialisti, geometri. I testi dell’accusa sentiti erano inizialmente 310, e circa 400 quelli citati dai difensori, molti erano in comune, il numero si è progressivamente ridotto andando avanti con parecchi di loro.

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