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Ponte sullo Stretto, ecco il cronoprogramma. Il “documento di fattibilità” entro l’agosto 2023

Finalmente è stato reso noto il provvedimento del ministero delle Infrastrutture relativo all’affidamento dell’incarico a Rete ferroviaria italiana per la predisposizione del nuovo studio di fattibilità riguardante l’attraversamento dello Stretto, e al conseguente cronoprogramma da rispettare. È il “capolavoro” tecnico-politico del ministro Enrico Giovannini...
Il Governo ha disposto – e non è questa la novità – lo stanziamento di 50 milioni di euro, da impiegare nel triennio 2021-2023, «per lo studio delle alternative progettuali per l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina». Alla società del gruppo Fs è stata dato l’incarico, «in considerazione del necessario e preminente coinvolgimento di competenze progettuali connesse con il sistema ferroviario nazionale». Rfi, dunque, dovrà avviare «una procedura a evidenzia pubblica per acquisire un documento di fattibilità tecnico-economica delle alternative progettuali, il quale tenga conto degli interventi ferroviari progettati nei territori calabresi e siciliani, sia per l’asse Salerno-Reggio Calabria sulle direttrici Palermo-Catania-Messina».
Non è la semplice risposta al “Ponte sì Ponte no” o al “Ponte a campata unica o a tre campate”, è un meccanismo molto più elaborato, e un iter altrettanto tortuoso. Come sottolinea la rivista specializzata “Shipping. it”, «diversi sono gli elementi che lo studio dovrà indagare. Al di là di quelli normativi o più specificamente tecnici (ad esempio in relazione al fatto che il Ponte potrà avere una o più campate), altri riguarderanno le preferenze dei futuri utenti e la loro “disponibilità a pagare per le diverse componenti della domanda potenziale di trasporto” così come gli impatti trasportistici delle soluzioni (“risparmi di tempi e costi per viaggiatori e merci e modalità di trasporto” nonché gli “impatti sociali, esempio il “welfare” e la “equità”. Le alternative analizzate dovranno inoltre prevedere i raccordi con le reti terrestri di lunga percorrenza (autostrade e ferrovie) e con le due città metropolitane di Messina e Reggio Calabria».

Ed ecco il cronoprogramma. 1) Entro il 30 giugno dovrà essere emanato il bando di gara. 2) Le procedure resteranno aperte fino al 27 dicembre. 3) Entro l’11 agosto 2023 si dovrà procedere alla consegna del documento di fattibilità delle “alternative progettuali”. Se si voleva rinviare ancora una volta la soluzione al nodo del collegamento stabile nello Stretto, non c’era modo più adatto che l’iter scelto dal ministro. E Giovannini fa sapere che «l’affidamento di questo incarico a Rfi è coerente con le risultanze della relazione finale del gruppo di lavoro sul tema dell’attraversamento dello Stretto», quel gruppo di tecnici che era stato voluto dalla ministra precedente a Giovannini, Paola De Micheli. Una commissione che, da un lato, aveva certificato la necessità di collegare Sicilia e Calabria, sussistendo «profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del previsto potenziamento-riqualificazione dei collegamenti marittimi (collegamento dinamico)». Ma dall’altro lato, aveva suggerito «che la valutazione formale della utilità del sistema dei collegamenti avvenisse al termine di un processo decisionale che avesse come primo passo la redazione di un documento di fattibilità delle diverse soluzioni tecniche possibili, da sottoporre ad un successivo dibattito pubblico». E quegli stessi tecnici (non c’era, però, tra loro un vero esperto di Ponti...), escludendo l’ipotesi dei Tunnel, sia in alveo sia sub-alveo, indicavano nel Ponte a tre campate – un progetto, cioè, da realizzare di sana pianta, rispetto a quella a una sola campata – la soluzione “preferibile”.
Ma il ministro Giovannini, nel giorno della presentazione della relazione stilata dalla “commissione De Micheli”, aveva ribadito che tra le soluzioni possibili, c’è anche la fatidica “opzione zero”, quella che non prevede alcun Ponte e che diverse componenti dell’attuale Governo nazionale, pur non dichiarandolo ad alta voce, vorrebbero come soluzione finale, lasciando che i soldi vengano destinati solo a navi ibride e più lunghe. Il collegamento “dinamico”, per la gioia degli ambientalisti e degli armatori pubblici e privati...

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