L’allarme lo aveva lanciato la mattina di Pasqua il sindaco di Mandanici, medico di base ed ex medico del “118”, con un messaggio inviato ai colleghi primi cittadini della provincia: «Oggi in tutta la città di Messina, nella zona ionica e nella Valle dell’Alcantara non c’è un sola ambulanza con il medico a bordo - aveva fatto presente Giuseppe Briguglio - vi ricordo che i responsabili della sanità pubblica nei comuni siamo noi e, dunque, rendetevi conto quale rischio corre la popolazione, mentre tutto questo passa sulle nostre teste. Penso sia arrivato il momento di prendere posizione - aveva aggiunto il sindaco di Mandanici - i medici non possono autodeterminarsi nel fare i turni e rimanere in servizio magari in due per volta nei giorni feriali e poi chiudere la porta nei giorni festivi e andare via. Se volete supportarmi in questa battaglia di sanità e di civiltà bene, sennò la faro da solo».
Un messaggio rimasto senza risposte, ma che ha messo in evidenza una situazione di costante rischio per una vasta fetta della popolazione messinese. E proprio il giorno dopo un intervento di un’ambulanza non medicalizzata si è concluso con la morte di un paziente, il 58enne Antonino Cannaò, di Giampilieri, a sud di Messina, che dopo il pranzo di Pasquetta ha accusato un malore e si è rivolto, insieme alla compagna, alla guardia medica di Itala, dove viste le sue condizioni (aveva un infarto in corso ndc), è stato chiamato il “118” per il trasferimento al Policlinico di Messina, dove il messinese è deceduto poco dopo l’arrivo.
La sua morte si sarebbe potuta evitare? Di certo un professionista avrebbe potuto iniettare dei farmaci e attivare i protocolli previsti in questi casi.
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