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Ponte sullo Stretto, il ministro recidivo

«Il progetto del collegamento sullo Stretto di Messina non è più attuale, il finanziamento va ripensato a carico della finanza pubblica. Ci possono essere alternative con un Ponte a tre campate più vicino a Reggio Calabria e Messina, bisogna farne uno nuovo, ci penserà Rete Ferroviaria italiana in modo che la politica possa prendere una decisione finale». Lo ha ribadito il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini.
Recidivo è l’aggettivo che viene dal latino “recidere”, che significa “ri-cadere”, cioè cadere di nuovo, cadere un’altra volta. E nel vocabolario della Treccani leggiamo: «Recidivo... Che è ricaduto, per sua volontà o involontariamente, in una situazione di colpa o comunque negativa». È l’aggettivo che ci sentiamo di aggiungere alla qualifica del responsabile del dicastero delle Infrastrutture. Il recidivo ministro Giovannini, ancora una volta, tratta il tema del Ponte sullo Stretto come se non ci fosse stato e non ci fosse nulla alle spalle, come se soltanto oggi se ne discutesse, come se non ci fossero stati accuratissimi studi di fattibilità. Ha deciso che il progetto “di prima”, quello a campata unica, realizzato dai più grandi esperti di Ponti del mondo, non è più fattibile, che bisogna fare, eventualmente, quello a tre campate, ma l’iter avviato, con i 50 milioni di euro offerti gentilmente a Rfi, durerà altri 20-30 anni. Giovannini sarà solo un ricordo, il Ponte sullo Stretto solo un’utopia. La recidività rende più grave la colpa.

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