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Messina, l’affondo di Caronte&Tourist contro l’Authority

La vicenda della Rada San Francesco e delle sentenze del Tar oggetto di riflessione “ad alta voce” da parte dell’ing. Vincenzo Franza

«È come se si fosse fermato tutto. In questi due anni e mezzo, dall’insediamento del nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, abbiamo sentito molte chiacchiere ma, poi, nei fatti, è tutto bloccato. Basta pensare alla Fiera...». L’ing. Vincenzo Franza, amministratore delegato della Caronte&Tourist, misura attentamente toni e parole: «Io non accuso nessuno, mi limito a constatare i fatti. Oggi si può fare un bilancio di questi anni e non credo si possa dire sia positivo. Al di là di qualche confronto di facciata, è mancata, e continua a mancare, la volontà di ascolto delle istanze dei cittadini e degli “stakeholders”, i portatori di interessi che contribuiscono allo sviluppo della città e del suo porto».

Lo spunto della riflessione “ad alta voce” nasce dall’intricata vicenda riguardante la Rada San Francesco e le due recenti decisioni del Tribunale amministrativo di Catania che ha accolto i ricorsi proposti da Caronte&Tourist contro l’Autorità di sistema portuale dello Stretto. Una vicenda, alla quale si riferiscono le sentenze del Tar, che riguarda la doppia gara voluta dall’Authority per la concessione triennale dell’approdo della Rada San Francesco, con la divisione delle sue aree in due parti e la separazione dei cinque scivoli (tre da assegnare sul primo bando, due sul secondo). La compagnia di navigazione ha presentato ricorso chiedendo l’annullamento dei provvedimenti, sostenendo «l’unicità storica della Rada» e prospettando «i seri problemi che la suddivisione dell’approdo in due parti avrebbe certamente provocato, in termini di fluidità delle operazioni portuali con refluenze, a cascata, sul traffico e la viabilità in città». Nel commento a caldo, la società armatoriale aveva parlato di «una vittoria del buon senso prima che nostra».

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