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Messina, inchiesta "Gianos". La BCP patteggia: 300mila euro la pena pecuniaria

La Banca di credito peloritano ha voltato pagina dopo l’entrata della nuova governance e la chiusura della procedura di commissariamento della Banca d’Italia. E adesso si aggiunge il tassello più importante, quello giudiziario, legato  all’inchiesta in corso, nome in codice “Gianos”, che è arrivata a quanto pare alla terza proroga indagini e che nel novembre del 2020 portò all’iscrizione nel registro degli indagati di 17 professionisti tra gli ex vertici dell’istituto di credito, imprenditori e professionisti e all’emissione di un decreto di perquisizione.

Una svolta che si è consolidata anche con il patteggiamento della pena da parte della banca come persona giuridica, proposto dai legali dell’istituto e accolto dalla Procura visto il cambio radicale di passo, nella misura di 300mila euro come pena pecuniaria. Una procedura che si è tenuta davanti al gip Maria Militello, che ha ritenuto congrua la pena concordata in base alla legge 231 del 2001 ed ha emesso la relativa sentenza.

Il BCP  “esce” quindi dall’inchiesta come persona giuridica, la sua responsabilità era infatti agganciata ai reati contestati alle persone fisiche, che erano ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonché autoriciclaggio, (in relazione agli artt. 416, 648 bis, 648 ter. 1 c.p.).

Il troncone principale dell’indagine “Gianos”, che è gestito in prima persona dal procuratore Maurizio de Lucia con i suoi sostituti Alessandro Liprino e Francesco Lo Gerfo, con il braccio operativo della Guardia di finanza, ha registrato già alcune proroghe indagini e a quanto pare non è arrivato ancora al termine dell’atto di chiusura delle indagini preliminari ex art. 415 biss c.p.p..

Quando l’indagine della Guardia di finanza divenne “visibile”, nel novembre del 2020, con il decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura, si registrò l’iscrizione nel registro degli indagati di 17 persone tra ex vertici ed ex funzionari dell’istituto di credito, e poi di professionisti contabili e imprenditori privati che operano in vari settori, tra cui per esempio l’edilizia e la grande distribuzione, ed ancora di alcune classiche “teste di legno”. Ma adesso però il quadro complessivo, dopo l’esame della mole di documenti che venne sequestrata dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza , potrebbe essere ulteriormente cambiato.

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