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Messina, Patrimonio Spa non chiude. Il Tar dà torto al Consiglio

Quella liquidazione non era legittima e la Patrimonio Messina può continuare ad operare. Lo ha deciso il Tribunale amministrativo di Catania definendo il ricorso presentato dalla stessa partecipata contro il Comune e il consiglio comunale che quella delibera l’aveva votata. In una sorta di Kramer contro Kramer, si sono trovati avversari davanti al giudice amministrativo la società che gestisce le numerose proprietà immobiliari del Comune e lo stesso Comune che è socio unico della Spa.
Tutto ha inizio il 29 dicembre del 2021. Nell’ambito della revisione periodica delle partecipazioni pubbliche e individuazione della azioni di razionalizzazione venne votato, con un emendamento dell’opposizione, dal Consiglio comunale la messa in liquidazione della società nata solo nel luglio del 2019. A far passare la decisione, in un clima già torrido per via delle annunciate dimissioni, furono i gruppi del Pd, Sicilia Futura, M5s, Bramanti sindaco, più Sebastiano Tamà di Forza Italia. La vicesindaco Carlotta Previti la sera stessa del voto parla di atto «privo di alcun fondamento normativo e quindi illegittimo». Di lì a qualche settimana la Patrimonio presenta ricorso ( attraverso l’avvocato Santi Delia) per l’annullamento, previa sospensiva, della delibera. Il Comune, ma non il consiglio, si costituisce (legale è l’ex assessore Giuseppe Corvaja) con quello che è il primo atto del commissario Santoro con i poteri della giunta. E ieri il Tar ha integralmente accolto il ricorso proposto dalla Patrimonio Messina per l’accertato difetto di istruttoria e di motivazione dei provvedimenti impugnati.

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