Archiviata, perché i reati contestati sono tutti prescritti, l'inchiesta dei carabinieri scaturita dall'informativa “Mefisto” nella quale figuravano indagate 100 persone, coinvolte a vario titolo nell'organizzazione di presunti falsi sinistri ai danni di compagnie assicuratrici. Per questa inchiesta avviata dalla Procura di Barcellona si ipotizzavano, una serie di reati, dall'associazione per delinquere, al fraudolento danneggiamento dei beni assicurati in concorso, dalla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici alla falsità materiale commessa dal privato. Il Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Andreina Mazzariello, sciogliendo la riserva assunta all'udienza camerale dello scorso 16 settembre, fissata a seguito della richiesta di archiviazione da parte della stessa Procura di Reggio, ha disposto l'archiviazione del procedimento in quanto “i reati ascritti agli indagati risultano estinti per intervenuta prescrizione”. La prescrizione è stata dichiarata a seguito di una integrazione alla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Reggio che ha precisato e fatto venire meno l'aggravante speciale, originariamente contestata, di cui al comma 5 del reato di associazione a delinquere. L'archiviazione riguarda tutte le 100 persone originariamente indagate, residenti a Barcellona e nei paesi dell'hinterland, tra cui vi sono avvocati, medici, imprenditori, semplici automobilisti, periti assicurativi e persino congiunti di soggetti organici alla criminalità mafiosa di Barcellona. L'inchiesta che a seguito del trasferimento del troncone principale alla Procura di Reggio per la presenza tra gli indagati di un giudice onorario in servizio al Tribunale di Patti, aveva portato solo nel 2018 all'iscrizione della notizia di reato. Originariamente l'indagine era scaturita da una informativa dei carabinieri del Comando provinciale di Messina denominata “Mefisto”, redatta dagli investigatori del Reparto operativo e Nucleo investigativo, che già nel 2011 delineava un quadro inquietante sul numero dei falsi incidenti stradali attraverso i quali anche i componenti di famiglie mafiose avrebbero lucrato percependo cospicui indennizzi, tra l'altro non dovuti, allo scopo di generare un vortice di denaro che contribuiva ad incrementare i redditi delle stesse famiglie mafiose. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina