C’è un “vuoto urbano” a Capo Peloro. Un “non luogo” in un luogo spettacolare. Uno spazio da riempire con i contenuti più belli. A questo mira uno degli undici progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tra quelli in cui la Città metropolitana ha come soggetto attuatore figura proprio il rilancio di Torre Faro. Qui spicca «un “vuoto urbano” che si legge non solo dalle planimetrie, ma anche percorrendo le strade limitrofe, utilizzato solo da pochi abitanti che ne coltivano le terre o lo destinano a parcheggio – recita la Tavola 1 –; proprio a quest’uso l’area è destinata durante i mesi estivi, quando si rivela l’unico possibile spazio in grado di accogliere la richiesta di una moltitudine di bagnanti che affolla il sito; questo periodo è anche l’unico durante il quale è possibile accedere alla zona, che rimane invece chiusa al traffico, tramite un recinto murario, durante il resto dell’anno».
Con dieci milioni di euro, distribuiti dal 2022 al 2026, si vuole voltare pagina e creare un percorso che prevede vari punti di attrazione: un Museo dello Stretto alla base del Pilone; un Padiglione espositivo alle Torri Morandi; laghetti artificiali di raccolta acque; un Parco Peloro; parcheggi; un sistema di ripristino dunale; campi sportivi; un Mercato di Capo Peloro al posto dell’ex cantiere navale Sea Flight; Faro; Torre degli inglesi. Nel documento “Investimento 2.2-Piani integrati”, pubblicato all’Albo pretorio di Palazzo dei leoni, si dà ampio risalto all’iniziativa di rigenerazione urbana di Capo Peloro. Che «possiede una dote storica di manufatti che progressivamente si sono affiancati, senza una particolare morfologia coesiva, il Pilone e le Torri Morandi, dote più consistente e più evidente». Inoltre, «la fascia costiera e l’area parzialmente edificata unendosi formano un unico grande parco dedicato alla cultura e e al tempo libero».
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