«Ponte Stretto: Giovannini, Rfi ha comunicato date avvio lavori». Cosa pensereste, leggendo questo lancio di un’agenzia di stampa nazionale? Incredibile, stanno aprendo il cantiere e nessuno se ne era accorto. Allora davvero il ministro fa sul serio... Ma, in questa vicenda dello Stretto, di serio continua a esserci ben poco e sembra di essere sul set di “Oggi le comiche” con Paolo Villaggio e Renato Pozzetto. Le date di avvio dei lavori comunicate dal ministro dei Trasporti sono, in realtà, l’annuncio di niente più di quello che già si sapesse. «Sul Ponte di Messina posso finalmente dire che Rfi ci ha comunicato il calendario di avvio dei lavori e quindi daremo notizia a brevissimo sui tempi dell’operazione, un’operazione complessa». Eccole le parole testuali rilasciate da Giovannini durante l’audizione alla Commissione bilancio del Senato. E quale sarebbe, dunque, questa operazione “complessa”? È quell’operazione che, riportando le lancette della Storia dell’attraversamento dello Stretto al punto di partenza, come nel gioco dell’Oca, coincide con l’affidamento dell’ennesimo “studio fattibilità”, assegnato stavolta ai tecnici di Rfi (cioè Ferrotel, il ramo di progettazione della grande holding di Stato, il Gruppo Fs), per stabilire quale delle tre opzioni in campo sia la migliore da seguire. E quali sono le tre opzioni? La prima: realizzare il Ponte a campata unica, aggiornando il progetto, il solo esistente, che era stato perfino mandato in appalto dal Governo Berlusconi. Era la strada più logica, ma a Giovannini, e a componenti della maggioranza che sostiene Draghi (vedi M5S) sembra non piaccia, per questo si è deciso di rendere l’operazione “complessa”. La seconda opzione, che in passato, dopo studi approfonditi, era stata scartata, riguarda il Ponte a tre campate, con due pilastri da collocare sul fondo dello Stretto, lì dove passano le pericolosissime faglie sismiche. È quella che sembra godere dei maggiori consensi, dopo l’indicazione data dai presunti esperti della Commissione voluta dall’ex ministra Paola De Micheli ma senza neppure un vero progettista di Ponti, né un ingegnere o un geologo tra coloro che hanno dedicato decenni della loro vita a studiare le dinamiche dello Stretto in vista della costruzione del manufatto stabile di collegamento. E poi c’è la terza opzione, denominata zero, quella “shakespeariana”, del “tanto rumore per nulla”. Sì, c’è anche l’ipotesi che, al termine di tutto questo guazzabuglio, dopo aver ricevuto 50 milioni di euro per lo studio di fattibilità, i tecnici possano dire ai politici, «si è scherzato, non se ne fa nulla». Per la gioia dei profeti dell’attraversamento dinamico dello Stretto, quelli che immaginano navi ibride, danzanti sulle acque del mare come ballerine della Scala, e viaggio a dorso di delfini e gabbiani. Bellissimo! E intanto... Intanto, in Turchia, proprio qualche giorno fa, è stato inaugurato il Ponte di Canakkale (dal nome della città) o dei Dardanelli, il più lungo del mondo, con i suoi 2023 metri di lunghezza. Un Ponte che unisce la Turchia europea a quella asiatica, collegando la storica regione della Tracia alla penisola anatolica in 10 minuti di autostrada, «con un notevole risparmio di tempo rispetto ai 30 minuti di traghetto». È costato 2,8 miliardi di dollari, i lavori sono partiti il 18 marzo del 2017, sono durati esattamente 5 anni e hanno dato lavoro a 5.000 persone. E va be’, mica siamo in Turchia...