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Il borsino di Messina alle urne: centrosinistra su De Domenico, centrodestra su Germanà

Altro che posticipo: servirà (almeno) un turno infrasettimanale, a centrodestra e centrosinistra, per muovere dei reali passi in avanti, in questa complessa partita pre-elettorale. E non è detto che basti. Anche perché, al netto delle smentite di rito, è sempre più palese che ogni mossa viene calcolata non solo guardando al proprio perimetro politico, ma anche a quello dell’altra coalizione.

Qui centrosinistra

E' probabile che anche in riva allo Stretto l'indicazione sia quella del responsabile enti locali del Pd nazionale, Francesco Boccia: tutti devono metterci la faccia, big di partito (deputati e segretari) in primis. Ecco perché sta sempre più maturando, nelle ultime ore, l’idea che ci sia solo un nome spendibile per superare lo stallo in cui si è impantanato il Pd, una volta venuta meno l’unica vera candidatura che avrebbe messo d’accordo tutti, quella di Valentina Zafarana del M5S: il nome del segretario cittadino Franco De Domenico. Una cosa è certo: al tavolo il Pd non si presenterà con una rosa di nomi, ma con un nome unico, per evitare il rischio – più che probabile – che qualcuno possa essere “impallinato” dalle altre componenti. In tempi non sospetti ci fu chi spinse per le primarie, che avrebbe “legittimato” chiunque le avesse vinte. Venuta meno quella opzione, rimaste – finora – senza sbocchi definitivi le piste che portano ai consiglieri comunali Antonella Russo e Alessandro Russo, sembra quasi inevitabile che a sbloccare l’impasse debba essere un big.

Qui centrodestra

Non è meno intricata la matassa in casa centrodestra. Anche qui è previsto stasera un aggiornamento del tavolo, nella solita location dell’hotel Royal. Qualche dubbio rimane per possibili, concomitanti impegni palermitani, ma all’interno della coalizione in tanti sono convinti che nel giro di 48-72 ore si possa arrivare ad una svolta. Una cosa è chiara, a questo punto: l’ambizione originaria di muoversi indipendentemente dalle dinamiche regionali e nazionali è sfumata. La candidatura a sindaco di Messina del centrodestra, infatti, sarà parte di uno scacchiere più ampio che, ancora oggi, parte dalla poltrona della presidenza alla Regione, passa dalla fascia tricolore di Palermo e, giocoforza, adesso dovrà fare i conti con la vera novità: il laboratorio siciliano inaugurato da Matteo Salvini sotto l’effige di “Prima l’Italia” (vedi pagina 16). La svolta moderata del leader della Lega piace all’Udc, piace agli auonomisti di Lombardo (con i quali si lavorava già ad una lista unica a Messina), piace a Gianfranco Miccichè e soprattutto a Silvio Berlusconi. È un’idea di Nino Minardo, il colonnello dei leghisti siciliani, che sta muovendo tutte le pedine necessarie allo scacco matto a cui ambisce da mesi: la successione di Nello Musumeci. È in questo quadro che va inserita la candidatura del leghista Nino Germanà a Messina, dalla quale si ripartirà oggi al Royal: le quote del parlamentare brolese sono in ascesa, a discapito di quelle di Maurizio Croce.

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