Il 31enne Giovanni Portogallo è stato colpito quattro volte praticamente alle spalle e al fianco mentre cercava di fuggire dal luogo della sparatoria di via Eduardo Morabito a Camaro San Luigi, insieme al 35enne Giuseppe Cannavò, l’altra vittima della sparatoria, rimasto gravemente ferito e morto otto giorni dopo in ospedale. Il colpo fatale, dei quattro che hanno raggiunto Portogallo, è stato quello «... alla regione scapolare sinistra», che ha «trapassato il torace da sinistra verso destra con direzione pressoché orizzontale, interessando entrambi i polmoni e l’arteria aorta».
È questo il drammatico responso della perizia autoptica eseguita dal medico legale Giovanni Andò, consulente della Procura per la sparatoria che il 2 gennaio scorso s’è tramutata in tragedia con due cadaveri e un presunto killer, il 37enne Claudio Costantino, ancora in fuga e irrintracciabile da quel maledetto pomeriggio. Una perizia che adesso è stata depositata dal professionista, il quale ha risposto ad una lunga serie di quesiti formulati a suo tempo dalla Procura.
Un nuovo step quindi nell’inchiesta gestita dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio con i sostituti Giulia Falchi e Stefania La Rosa, con carabinieri e polizia che da quel giorno sono ancora alla ricerca di Costantino.
«Il decesso - ha scritto tra l’altro il dott. Andò -, è da ascrivere a shock emorragico da ferita da arma da sparo al torace con lesione di entrambi i polmoni e dell’aorta toracica, in soggetto con ferite da arma da sparo alla regione deltoidea sinistra, alla coscia destra e alla regione glutea destra».
Ecco il passaggio-chiave: «Per quanto emerso dall’analisi dei preparati istologici, e tenuto conto delle caratteristiche dei fori di entrata rilevati sulla superficie corporea del Portogallo, oltre che dei dati di sopralluogo, può ritenersi che questi sia stato attinto alla regione deltoidea di sinistra e alla regione scapolare sinistra in rapida successione; può presumersi che il colpo inferto alla regione scapolare sia originato con l’omicida alle spalle della vittima e che la lieve angolazione della ferita alla regione deltoidea sinistra giustifichi che la lesione sia stata inferta probabilmente mentre il Portogallo provava ad allontanarsi dall’omicida».
Un altro step dell’inchiesta - che attualmente vede la celebrazione dell’incidente probatorio davanti al gip Fabio Pagana - s’è avuto nel pomeriggio del 9 marzo, quando sono stati avviati alla caserma “Nicola Calipari” gli accertamenti sul ciclomotore che il presunto killer ha adoperato per la fuga ed è stato poi ritrovato abbandonato sui Colli San Rizzo. Le operazioni sono state condotte dalla dott. Paola Di Simone, direttore tecnico superiore biologo della Polizia, in servizio presso il Gabinetto regionale della Polizia scientifica di Palermo, al laboratorio di Genetica forense, che ha operato con l’ispettore superiore Ferdinando Mori, in servizio presso il Gabinetto regionale della Polizia scientifica di Catania.
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